Alessandro Dal Canto: una panoramica sul calcio giovanile in Italia e in Europa
Massimiliano Lucchini (Giovanissimi Nazionali del Cittadella) racconta la giornata con Alessandro Dal Canto (allenatore Nazionale Under 17) |
Dal Canto è arrivato allo stadio Tombolato di Cittadella per assistere alle sedute di allenamento che si svolgevano sul campo sussidiario sintetico quel pomeriggio ossia: Berretti e giovanissimi 2002. Dopo aver guardato insieme ad alcuni tecnici del settore giovanile quanto hanno fatto le due squadre in campo, ci siamo trasferiti presso la nostra sala stampa in cui è iniziato il confronto tra Dal Canto, il Direttore Generale, il responsabile del settore giovanile, tutti gli allenatori della fascia agonistica e tutto lo staff della prima squadra dell’A.S. Cittadella. Di seguito i temi trattati durante la giornata.
LINEE GUIDA DELLA FEDERAZIONE ITALIANA
Dal Canto ha evidenziato subito che in Federazione sono state date alcune linee guida comuni a tutte le varie rappresentative e questo sotto la diretta responsabilità del CT Antonio Conte, il quale chiede che vi siano alcuni principi che anche le categorie più giovani debbano rispettare. Anche come sistema di gioco ci devono essere delle idee condivise come ad esempio quella di giocare sempre con giocatori di fascia (esterni alti) e che posseggano spiccate doti offensive, nel dribbling in particolare, e con due attaccanti che giochino vicini per collaborare insieme il più possibile.
LE ALTRE RAPPRESENTATIVE GIOVANILI EUROPEE
Dal Canto ha sottolineato la difficoltà, pur essendoci in Italia giocatori di qualità della classe ’99, che abbiamo incontrato nell'affrontare le altre rappresentative europee under 17 in quanto squadre molto attrezzate sia fisicamente che tecnicamente. Sotto il primo aspetto in particolare Francia, Germania e Inghilterra ci sovrastano essendo già giocatori molto maturi con una struttura già formata; anche il loro livello tecnico è molto alto e questo è frutto del grande lavoro che fanno in quelle come anche in altre nazioni europee sulla tattica individuale. Probabilmente da un punto di vista di organizzazione generale, della tattica collettiva, in particolare sotto l’aspetto difensivo, il gap è a favore nostro in quanto sicuramente siamo più “ordinati” e spesso gli avversari vanno in difficoltà mostrando una grande propensione alla fase di possesso e meno a quella senza palla.
Importante ed emblematica è la figura del portiere che all’estero è chiamato a partecipare al gioco in modo esasperato come fosse un giocatore di movimento; se questo è molto importante quando si è in possesso espone la squadra a rischi evidenti quando perde palla, manifestando una preparazione approssimativa tra i pali, notevolmente inferiore a quella dei nostri estremi difensori in tutte le categorie giovanili.
Funziona molto bene all’estero la collaborazione tra le varie rappresentative federali e i club che non esitano sia mettere a disposizione delle loro federazioni i propri giocatori per molti giorni all’anno sia per assecondare le richieste tecnico-tattiche che le federazioni inoltrano ai maggiori club, come ad esempio quella di adottare tutti un medesimo sistema di gioco.
CARATTERISTICHE DEI GIOCATORI ITALIANI
Per quanto noi possiamo ammirare e condividere quanto vediamo applicato all’estero, noi possiamo prendere alcuni spunti ma non certo copiare quanto viene fatto anche nei paesi che ora vanno per la maggiore (Spagna, Germania, Olanda). Non dimentichiamo che l’Italia sia con la nazionale maggiore che anche con l’Under 21, ha ottenuto grandi risultati e un semplice copia e incolla snaturerebbe le nostre caratteristiche specifiche di giocatori italiani e ancor prima di cttadini italiani che ci hanno portato comunque a prevalere sulle altre nazioni europee e non. Quindi noi non possiamo che raccogliere alcune indicazioni e applicarle alle nostre esigenze ma non certo replicarle in toto perché non ci porterebbe assolutamente ai buoni risultati che gli altri stati stanno ottenendo in questi ultimi periodi.
PROGETTO COMUNE
Anche nei singoli club è importante condividere delle linee comuni che, secondo Dal Canto, non significa tanto che tutte le squadre dello stesso club seguano il medesimo sistema di gioco, ma garantire che gli allenatori che operano nella stessa società abbraccino gli stessi principi; questo consente la continuità del progetto tecnico nel senso che i giocatori quando cambiamo allenatore passando da una categoria ad un’altra possono sperimentare si metodologie diverse e in questo modo aumentare il proprio bagaglio di conoscenze/abilità/competenze ma sempre nell’ambito degli stessi principi che fondano una solida idea di calcio. E Dal Canto sottolinea con forza che è necessario ritornare ad allenare la specificità dei giocatori per ruoli, ossia allenare in modo molto più intenso e con continuità la tecnica applicata in entrambe le fasi perché anche ragazzi ormai quasi adulti manifestano ancora diverse lacune sotto il profilo individuale sia in possesso che in non possesso. Dal Canto ritiene poi che più che lavorare su schemi preordinati gli allenatori debbano abituare i propri giocatori a saper riconoscere le situazioni e quindi a fare determinate scelte in base alle circostanze.
GESTIONE DEL GRUPPO
Dal Canto, anche in base alle sue esperienze da allenatore in prima squadra (Padova, Vicenza, Venezia) ha evidenziato la grande importanza che deve rivestire per ogni allenatore la competenza a ben gestire i propri giocatori e questo vale tanto nei giovani quanto ancor di più con gli adulti soprattutto quando si allenano giocatori molto esperti che hanno giocato molti anni a buoni livelli.