Come capire se i giocatori sono in ansia?
Obiettivo
Quali sono gli indizi che ci fanno capire se i nostri giocatori sono in ansia? La nostra esperta psicoterapeuta e psicologa dello sport ci da alcuni consigli. |
Nell’articolo di novembre abbiamo visto che l’ansia è uno stato di attivazione, naturale e fisiologico, che nel corso dell’evoluzione è stato selezionato ai fini della nostra sopravvivenza, per permetterci risposte adattive a situazioni di pericolo. Per tale motivo non è da temere. Essa ci permette risposte di attacco o fuga per fronteggiare le situazioni temute.
In questo articolo verranno mostrati quali elementi possono essere utili da osservare per capire se i nostri calciatori sono in uno stato di ansia.
L’ansia, in quanto stato di attivazione, per permettere l’emissione di reazioni in tempi rapidissimi, necessita di specifiche risposte fisiologiche automatiche, governate dal sistema nervoso autonomo. Esso è composto dal sistema simpatico e dal sistema parasimpatico: il primo è quello che porta allo stato di attivazione per rispondere efficacemente alle situazioni di pericolo, mentre il secondo è quello che ripristina una situazione di equilibrio.
Questi due sistemi agiscono a livello di specifiche parti del nostro corpo.
Quali segnali devono essere osservati nei nostri calciatori per capire se vi è uno stato di attivazione?
Riprendiamo il calciatore che deve tirare il calcio di rigore, durante i 3 minuti di recupero di una partita che si sta concludendo col 2 pari.
Supponendo che sia in uno stato di ansia, il suo sistema nervoso simpatico provocherà un aumento del battito cardiaco e della pressione del sangue, cosicché l’ossigeno e il nutrimento richiesto dai muscoli possa essere trasportato più velocemente. Infatti, i muscoli saranno più in tensione per permettere una risposta motoria reattiva. Osservate quindi la postura del corpo, delle braccia, delle gambe. Vi da l’impressione che il vostro calciatore sia pronto a scattare? Talvolta si ha l’effetto opposto, poiché l’eccessiva tensione porta ad avere le gambe “impallate” o “molli”, col risultato di essere lenti nella risposta e poco reattivi. Capita, inoltre, che chi è in uno stato d’ansia non riesca a stare fermo, camminando, saltellando o scrollandosi. Qualcuno utilizza dei movimenti stereotipati o ritualistici. Anche la bocca è da osservare. I denti sono serrati e i muscoli mandibolari sono contratti? O la bocca è più aperta per immagazzinare più aria? Osservando, infatti, la cassa toracica potreste percepire dei movimenti respiratori più rapidi e meno profondi, in quanto, la frequenza respiratoria aumenta per far fronte ad una maggiore richiesta di ossigeno. Talvolta si osservano frequenti sospiri o “respironi”. Osservando la bocca potrete notare inoltre se è “secca” e se il vostro giocatore beve frequentemente anche piccoli sorsi di acqua o d’integratore. L’attivazione del sistema simpatico, infatti, riduce la salivazione, dando l’effetto di “bocca impastata”.
Questo stato di attivazione fa sì che il sistema simpatico blocchi le funzioni gastrointestinali perché non necessarie, favorendo la permanenza dei cibi e dei succhi gastrici nello stomaco e delle feci nell’intestino. Osservate quindi se il vostro atleta va spesso in bagno o se lamenta nausea o vomito.
Anche la temperatura corporea aumenta, aumentando così la sudorazione ai fini della termoregolazione. Osservate se il vostro calciatore suda da fermo, quando il clima non lo richiede. I palmi delle mani possono essere un buon indicatore. Anche il colore della pelle fornisce interessanti indicazioni. Pur da fermo presenta delle zone (chiazze) del volto o del collo rosse o di colorazione alterata?
Quando siamo attivati dall’ansia, non solo il fisico si attiva per permettere una risposta motoria, ma anche il pensiero diviene più veloce perché deve trovare immediatamente una soluzione per evitare il pericolo e diventa più attento ai segnali reputati minacciosi. Questo serve per prendere decisioni rapide. Tuttavia se l’attivazione è eccessiva, la persona potrebbe avere senso di confusione e difficoltà a concentrarsi. Inoltre la valutazione delle soluzioni non è sempre accurata, ma basata su intuizioni momentanee, quasi istintive, che a volte portano a decisioni con conseguenze svantaggiose. Osservate quindi le scelte di azione del vostro calciatore in partita. A volte, infatti, sembra che i passaggi che esegue non sono quelli ottimali, come se non avesse ben in mente lo schema di gioco o “non vedesse” i suoi compagni. L’attenzione, infatti, può focalizzarsi in modo restrittivo sull’obiettivo (l’attaccante si concentra solo sulla porta e il portiere) o orientarsi a trovare altre soluzioni (l’attaccante si concentra sulla posizione dei suoi compagni per valutare un possibile passaggio di palla).
Imparare quindi ad osservare i vostri giocatori vi può rivelare parte della loro condizione di attivazione. Una cosa molto utile è quindi imparare a verbalizzare l’impressione che abbiamo sul livello di ansia dei nostri giocatori, “mi sembri un po’ teso”, riportando loro quello che pensiamo e ottenendo così un eventuale riscontro. Questa condivisione tra allenatore e giocatore può favorire una riduzione dell’ansia, in quanto il calciatore può sentirsi compreso.