Duttilità tattica: addio al modulo fisso?
In questo articolo la NewGProject ci presenta uno studio sulla capacità di alcune squadre di adattare il loro sistema di gioco in base alla partita da affrontare |
Nella prima parte di questa stagione molte squadre della nostra serie A hanno abbandonato l’idea di avere un modulo fisso di gioco per abbracciare una duttilità tattica che ha portato enormi benefici in termini di risultati soprattutto all’Inter di Mancini e alla Fiorentina di Paulo Sousa.
Sorpresa in negativo di questo primo terzo di campionato è invece la Juventus di Allegri che, nonostante un ottimo girone di Champions, non è ancora riuscita a esprimere totalmente l’enorme potenziale offensivo della propria rosa. Giocatori importanti come Pogba, Cuadrado, Morata, Dybala e Mandzukic farebbero le fortune di qualsiasi allenatore ma trovare la soluzione tattica che faccia rendere al meglio tutti questi talenti, diversi per caratteristiche fisiche e tecniche, non si è rivelato semplice.
Il mister livornese ha così provato molte soluzioni tattiche privilegiando il suo modulo preferito, il 4-3-1-2, per ben sei volte, appoggiandosi sulla sicurezza del 3-5-2 in altre quattro partite, sperimentando per cinque volte un 3-5-2 decisamente sbilanciato sulla destra che in fase difensiva si trasforma in 4-4-2, mentre in altri quattro match il modulo scelto è stato il 4-3-3.
In quest’ultima disposizione tattica, in fase di possesso, vengono esaltate le caratteristiche sia di Cuadrado sia di Pogba: il colombiano parte molto largo sulla destra con l’obiettivo di puntare l’avversario; il francese invece, sgravato da compiti di copertura grazie al lavoro dell’esterno offensivo, può partire dalla zona sinistra dell’attacco bianconero per rientrare sul destro. I due giocatori più penalizzati da questo modulo sono invece Dybala, che conta solo 12 minuti giocati a Manchester con questo sistema di gioco come punta centrale, e Morata che deve rientrare molto in fase di non possesso posizionandosi come esterno sinistro del centrocampo a 5. Comunque il 4-3-3 è l’unico modulo nel quale convivono Mandzukic e Morata protagonisti di un dualismo che sembra destinato a durare per tutta la stagione.
L’esperta punta croata e il giovane talento spagnolo hanno infatti giocato insieme solo 247 minuti e la statistica diventa ancor più rilevante se consideriamo i soli 79 minuti giocati insieme quando Allegri ha optato per un attacco a due, ideale per sfruttare le caratteristiche tecniche di Dybala: il 3-5-2 che in fase difensiva si tramuta in 4-4-2 grazie allo scivolamento verso destra di tutta la linea difensiva, consente al giovane argentino di giocare qualche metro dietro la prima punta, nello spazio tra linea di centrocampo e di difesa avversaria, e permette a Cuadrado di evitare di abbassarsi troppo in fase di non possesso permettendo al colombiano di rimanere come quarto centrocampista di destra. Il grande difetto di questo modulo combinato risiede nella posizione di Pogba: il numero 10 bianconero, in fase difensiva, si posiziona come quarto centrocampista di sinistra e spende molte energie psicofisiche finendo per non rendere al meglio in fase offensiva.
Il 3-5-2 puro, eredità della gestione Conte, garantisce un’invidiabile solidità difensiva e una grande libertà negli inserimenti senza palla delle mezzali ma finisce invece per penalizzare troppo Cuadrado che, in fase di non possesso, dovrebbe abbassarsi fino a completare la linea a 5 di difesa, costringe Pogba a un lavoro dispendioso di scivolamento in orizzontale sull’esterno avversario e inoltre acuisce ancora di più il dualismo Mandzukic – Morata vista l’indispensabilità di Dybala nel ruolo di punta di raccordo.
Nel 4-3-1-2 si esalta ancora di più il ruolo di Dybala, che può giocare tra le linee dialogando anche con il trequartista, ma viene completamente escluso Cuadrado mentre Pogba è sicuramente più coinvolto in fase offensiva, ma deve sempre scivolare eccessivamente sull’esterno sinistro in fase di non possesso. Inoltre il mercato non ha portato quel salto di qualità nel ruolo di trequartista che era stato più volte richiesto da Allegri, Hernanes sta deludendo e Pereyra non sembra essere ancora maturo per un ruolo così tatticamente importante, e il risultato è che delle sei partite iniziate col modulo caro al tecnico campione d’Italia, nessuna è stata terminata senza variazioni tattiche.