Funzione di supporto allo sviluppo dell'autoefficacia nel portiere
Obiettivo
L’allenatore dei portieri è chiamato a supportare lo sviluppo in ogni atleta di una sana e realistica convinzione nei propri mezzi |
Nel precedente articolo abbiamo messo in evidenza quanto sia importante che l’allenatore dei portieri oltre che a trasmettere le diverse e peculiari competenze di questo ruolo, non perda mai di vista la necessità di stimolare e rafforzare la motivazione al lavoro e al miglioramento dei propri allievi, specie se sono giovani.
Un aspetto mentale molto importante per un portiere è l’acquisizione di una salda convinzione nelle proprie capacità tecniche per poter affrontare, con ragionevole fiducia, anche le sfide agonistiche più impegnative. Ci si riferisce qui alla così detta percezione di autoefficacia dell’atleta, una abilità mentale che è bene cerchi di coltivare e accrescere lungo tutto il suo percorso di formazione tecnico a partire dai primi anni della sua carriera sportiva sino al termine della stessa.
Numerose ricerche in ambito sportivo, hanno infatti riscontrato una forte correlazione tra un adeguato livello di autoefficacia individuale e la probabilità di ottenere prestazioni agonistiche positive. Se dunque un portiere struttura una valida consapevolezza e sicurezza nelle proprie abilità, questo lo faciliterà nell’esprimerle al meglio in partita e anche in presenza di prestazioni meno brillanti di altre, la fiducia in se stesso non verrà meno.
COME CONSOLIDARE L'AUTOEFFICACIA DELL'ATLETA
Le ricerche in campo psicologico hanno individuato quattro modalità attraverso cui un atleta acquisisce e consolida la propria autoefficacia:
- attraverso una presa di consapevolezza analitica delle capacità poste in atto nelle sue prestazioni di elevata qualità;
- confrontando le proprie abilità e prestazioni con quelle di altri atleti di pari valore;
- attraverso le competenti opinioni di valorizzazione fornite da soggetti credibili come l’allenatore;
- tramite specifiche percezioni somatiche e mentali che l’atleta ha imparato a rilevare dentro di sé prima di una buona performance.
PRESA DI CONSAPEVOLEZZA ANALITICA E CONFRONTO
Nel caso del portiere, l’autoefficacia individuale può essere maggiormente influenzata dalla specificità del rapporto che intercorre tra lo stesso e il suo preparatore, mano a mano che la sua carriera sportiva avanza. In particolare l’allenatore può rappresentare un importante punto di appoggio specie per quanto riguarda guidare fin da giovanissimo il portiere nelle sue prese di consapevolezza (punto 1) e nel fornire credibili feedback migliorativi (punto 3).
Stimolare la presa di consapevolezza nel giovane portiere significa addestrarlo ad una sistematica osservazione di sé e della sua prestazione agonistica da effettuarsi nel post gara. Significa aiutare progressivamente l’allievo a diventare analitico nell’esame delle sue prestazioni, superando inutili valutazioni generiche (“ho giocato bene”, “ho giocato male”) ancora molto diffuse. Analitico vuol dire innanzitutto diventare capace di individuare i gesti tecnici appropriati e quelli meno efficaci messi in atto durante la gara.
L’allenatore può facilitare la presa di consapevolezza evitando innanzitutto di dire lui al portiere cosa ha fatto bene e che cosa meno bene, stimolandolo piuttosto a pensare da solo tramite, ad esempio, la compilazione dopo ogni partita di una piccola scheda con gli atteggiamenti tecnici risultati in campo più efficaci e quelli meno. Questa modalità, se applicata con continuità, indurrà il ragazzo ad auto-osservarsi con una certa sistematicità, sviluppando nel tempo una maggiore consapevolezza sia sulle migliori abilità del suo repertorio (a rinforzo della sua autoefficacia), sia quelle più deboli su cui lavorare con più determinazione al loro miglioramento.
OSSERVAZIONI E OPINIONI AUTOREVOLI: L'ALLENATORE
Le osservazioni sistematiche dell’atleta dovrebbero trovare poi una sintesi condivisa col contributo competente dell’allenatore, le cui conferme non potrebbero che rinforzare il senso di sicurezza del portiere aiutandolo pure in quei momenti di difficoltà (un errore decisivo, calo di forma, un infortunio ecc.) che possono sempre capitare.
Un secondo fronte di impegno per l’allenatore che vuole incidere positivamente sull’autoefficacia del portiere è quello legato alle restituzioni, i feedback, che egli può formulare in momenti dedicati.
Se periodicamente infatti, il preparatore cerca di offrire un quadro d’insieme puntuale, analitico, realistico dei progressi anche piccoli evidenziati dal giovane, grazie alla sua autorevolezza può riuscire a trasferire a questi un patrimonio di informazioni utilissime alla crescita del suo Sé sportivo.
Per fare questo tuttavia non basta dire ad un atleta: “…bravo sei migliorato...”; bisogna invece descrivergli in modo dettagliato: in cosa, in quali situazioni di gioco, in quali prese di decisione, su quali fondamentali tecnici, in quali atteggiamenti mentali e altro ancora egli ha aumentato la sua competenza e la qualità delle sue performance sportive. Attraverso questo tipo di feedback positivo-descrittivo, le considerazioni espresse dall’allenatore avranno un vero impatto sull’atleta, andando effettivamente a consolidare in lui quegli aspetti di fiducia e di sicurezza, tanto richiesti ad un portiere e così importanti per interpretare al meglio questo difficile ruolo.