Locus of control: utilizzare il successo e la sconfitta per ottenere dei benefici
Trarre vantaggio dalla percezione soggettiva del giocatore verso la causa di un risultato |
Nel calcio, come in quasi tutti gli sport in generale, abbiamo successi e abbiamo fallimenti, vittorie e sconfitte. Nella mia carriera professionale mi sono trovato un deficit nell'autoconoscenza sulla responsabilità che ha avuto il calciatore sul successo o il fallimento ottenuto. Una parte importante dei calciatori centrano la fiducia su se stessi dipendendo dei risultati ottenuti. Questo è un problema importante, per quanto cerchiamo di convincerci che sia un problema che c'è sempre stato, la realtà è che a livello psicologico abbiamo una percentuale molto alta di giocatori deboli o che soffrono costantemente per i risultati delle gare e alla fine diventa difficile che riescano ad arrivare al professionismo.
Quando parliamo di locus of control, parliamo della percezione soggettiva del giocatore verso la causa di un risultato, cioè, a che cosa attribuisce quel successo o quella sconfitta. Allora, è importante educare fin da piccoli i giocatori ad avere una mentalità che favorisca un locus of control realistico e sano.
Di solito, la domanda è, come si deve insegnare questo? Per rispondere userò i seguenti paragrafi, per fare in modo che possiate offrire una mentalità benefica, molto più profonda del pensiero mediatico positivo o dell'ottimismo che tanto vende al giorno d'oggi.
Il passo più importante per favorire un locus of control calcistico che favorisca una mentalità forte e una tolleranza all'errore. è quello di insegnare ai bambini a superare il processo di condotta di azione → risultato. Questa è la base di tutto quello che arriverà dopo. Che una azione porta a un risultato può essere una separazione interessante per i ragazzi, fra i 6 e gli 8 anni; devono imparare a differenziare che le azioni sono quello che possono controllare (meglio o peggio) e che dipendono da loro, e che i risultati sono quelle cose che succedono come conseguenza, come premio o come punizione delle azioni.
In un periodo di età più avanzato, fra i 9 e i 12 anni, si dovrebbe sviluppare questo concetto verso la conoscenza dei diversi fattori che intervengono nel calcio.
( Azione propria + Azione dei compagni/avversari + terreno di gioco + palla + arbitro + meteo ) → Risultato
Questa è la catena più difficile da capire perché entrano in gioco diversi aspetti che sono fattoriali, e che creano situazioni molto diverse che aumentano o disminuiscono le probabilità di esito/fallimento. Molto importante che almeno i preadolescenti possano conoscere questo processo: dobbiamo incidere sulla accettazione dell'errore come un qualcosa normale del gioco, che può avvenire per diversi fattori quando essi interagiscono. Non possiamo trovare calciatori senior che non accettano gli errori e si frustrano quando comunemente sbagliano anche i grandi fenomeni dei grandi club.
Nelle età superiori ai 13 anni, si deve iniziare a inculcare l'analisi critica del processo di Somma dei fattori e Azioni → Risultato. E qui è dove finalmente il giocatore sviluppa un locus of control che può essere effettivo e utile. Il giocatore imparerà a giudicare se le azioni che sta sviluppando sono corrette (e per questo motivo solo con la ripetizione arriverà al successo) o se le azioni non sono corrette (e per raggiungere il successo quello che deve fare è modificarle) visto che in questo momento lo portano verso il fallimento.
Questa analisi consisterebbe nell'analizzare un risultato e osservare in modo realistico se è stato dovuto a un azione propria o per fattori esterni. Vediamo due esempi:
- Per esempio, un attaccante che è al limite dell'area realizza un magnifico tiro a livello tecnico che va indirizzato sull'incrocio dei pali, ma, siccome è una giornata di vento, il tiro va fuori.
A livello di risultato è stato un fallimento, ma, l'analisi critica ci dice che l'esecuzione tecnica e la scelta di decisioni e stata idonea, è per questo motivo che non deve esistere un sentimento di colpa ne frustrazione, di fatti, dobbiamo approfittare delle qualità tecniche che hanno permesso di realizzare quel tiro e fare che il giocatore alleni ancora di più il tiro in allenamento per poter ripeterlo. Se promuoviamo la visione di controllo sulla sua azione offriamo fiducia in se stesso, il fatto di analizzare che il vento non dipende da noi e che è fortuito non ci creerà delle diffidenze ne frustrazioni, in questo caso il locus of control è esterno, perche è un qualcosa che non dipende da me.
- Da un altro lato, immaginiamo quello stesso giocatore che realizza un tiro abbastanza scarso, con uno sforzo fisico e allungando la gamba, realizza un tiro con la punta della scarpa, con una direzione incorretta, ma la traiettoria colpisce la gamba di un difensore e il pallone va dentro.
Chiaramente è un esito positivo, e ci godiamo quel momento, ma sarebbe corretto che dopo si analizzasse in modo critico per fare capire al giocatore che gli farebbe bene allenare di più il tiro o migliorare il suo fisico negli allenamenti poiché è molto probabile che con tiri del genere il pallone non finisca in gol. Per questo motivo, anche se è stato un esito, il locus of control, continua ad essere esterno. Quello che dobbiamo cercare è che i successi siano per azioni proprie (locus of control interno) e gli errori per fattori esterni (locus of control esterno). Ma la nostra responsabilità come allenatori o come giocatori, è che quando ci sia un locus of control interno, dobbiamo approfittare per allenarlo e poterlo controllare ancora di più.
Per chiudere, se avete letto l'articolo precedente su come stabilire gli obiettivi, potete rendervi conto che grazie all'analisi critica sulla propria responsabilità davanti a un successo o un fallimento si ottiene un locus of control che immunizza il giocatore davanti alle variazioni di stato animico dentro di una partita prodotte per i costanti risultati delle azioni; questo ci proporziona degli obiettivi per lavorare in allenamento e cosi continueremo nutrendo il giocatore con una motivazione positiva, utile e durevole.
Alla fine, la percezione che abbiamo sulle cause dei risultati, tante volte ci crea pensieri negativi, ci provoca tensione e il nostro rendimento si abbassa notevolmente fino che torniamo ad avere successo in qualche prossima situazione che può avvenire dopo un minuto o dopo 45 inuti. Sono convinto che la cosa più interessante sia poter dare la massima prestazione minuto dopo minuto e non sentirci dipendenti dei risultati delle nostre azioni, siano esse di maggiore o minore livello.
Oscar Bueno Abad - psicologo della performance sportiva e coach
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