Percorsi di formazione sulle abilità mentali con un gruppo di giovani portieri
Obiettivo
La formazione delle abilità mentali del portiere non può essere lasciata al caso o alla improvvisazione ma può essere sviluppata, al pari delle altre abilità tecniche, atletiche e tattiche, attraverso appositi percorsi di apprendimento |
Il ruolo del portiere è unanimemente riconosciuto come estremamente delicato in quanto rappresenta l’ultimo baluardo a difesa della porta dagli attacchi della squadra avversaria. È un ruolo che in campo si discosta dagli altri per caratteristiche (uso delle mani e non solo dei piedi), gesti tecnici specifici (parate, uscite), spazi di manovra (limitata alla propria area), partecipazione discontinua (attività alternata a inoperosità) pressione elevata (responsabilità), aspettative di perfezione e alta prestatività. Tutto questo richiede ad un giovane che voglia fare il portiere tutta una serie requisiti: altezza, forza, coordinazione, reattività, acrobaticità ecc., che allenatori preparati e dedicati provvedono a sviluppare, consolidare e perfezionare nel corso delle diverse fasi di addestramento tecnico, tattico e atletico dell’atleta sin dalle categorie giovanili.
Al portiere tuttavia vengono richieste doti anche di altra natura. Sono le capacità psicologiche (attenzione, concentrazione, coraggio, autocontrollo, intuizione, resilienza, autorevolezza ecc.), che però non sono abitualmente considerate competenze da addestrare come le altre, ma abilità che il soggetto “deve” sviluppare per conto suo se vuole essere un buon portiere. Al massimo nei settori giovanili i preparatori fanno ricorso ad una “psicologia del senso comune” fondata essenzialmente sulle “doverizzazioni” (“devi essere freddo”, “devi saper reagire dopo un errore”, “non devi aver paura”, “devi guidare la difesa”, “devi dare sicurezza alla squadra”, ecc.). Tutte frasi che spesso gli allenatori ripetono come un mantra ai loro allievi pensando che questo basti a svilupparne la sfera mentale. La conseguenza è che i ragazzi sono di fatto costretti a misurarsi il più delle volte da soli, e nel chiuso della loro soggettività, con le delicate variabili mentali connaturate al ruolo di portiere, senza però venirne preparati come invece avviene per le altre aree di competenza tecnica, atletica, tattica.
UNO PSICOLOGO DELLO SPORT PER AIUTARE I GIOVANI PORTIERI A CRESCERE
Tali lacune si potrebbero colmare istituendo nei settori giovanili dei percorsi di conoscenza, consapevolezza e addestramento delle abilità mentali necessarie al portiere avvalendosi della della competenza dello psicologo dello sport che potrebbe iniziare a operare con portieri già dai 10-12 anni in su.
Può essere in tal senso utile descrivere sinteticamente l’esperienza che da alcuni anni si porta avanti in un settore giovanile. Essa consiste nel riunire in un unico gruppo di tutti i giovani portieri, dagli esordienti sino alla berretti, assieme ai rispettivi preparatori. Il gruppo partecipa nell’arco dell’intera stagione sportiva ad un programma composto da cinque incontri, di circa un’ora e mezza ciascuno, vertenti sui diversi aspetti che dal punto di vista mentale il portiere si trova a gestire nel proprio ruolo. Il tutto utilizzando, slide, filmati, schede autovalutative e il confronto di gruppo.
Gli argomenti sviluppati ad esempio nel corso dell’ ultima stagione sono stati incentrati su:
- “LA COMUNICAZIONE DEL PORTIERE IN CAMPO” - introducendo i ragazzi ai fondamenti della comunicazione in partita, condividendone l’importanza e i benefici derivanti per la squadra, e svolgendo alcuni esercizi di comunicazione orientativa e di sostegno ai compagni in gara.
- “LA VISUALIZZAZIONE” - facendo conoscere al gruppo i fondamenti scientifici e sperimentare i primi rudimenti di questa tecnica mentale da utilizzare, in modo e con finalità diverse, in allenamento e in preparazione alla gara.
- “LA CONCENTRAZIONE” - delineandone le caratteristiche e l’importanza nella pratica sportiva, facendo poi svolgere delle piccole esercitazioni di stacco e recupero della giusta concentrazione sia in allenamento che in specifiche situazioni di partita.
- “L’ ERRORE IN GARA” - facendo descrivere a ciascuno i vissuti dopo un errore e le reazioni successive, affrontando poi insieme come interpretare e "utilizzare” costruttivamente l’errore, come gestirlo emotivamente per riuscire a superarlo mentalmente.
- “L’ IMPREVISTO IN PARTITA” - costruendo con i ragazzi, in base alle loro esperienze, una classificazione degli imprevisti che possono capitare nel corso di una partita: a livello personale, di situazioni di gioco, di contesto ambientale e di seguito come fronteggiarli mentalmente per ridurne le potenziali insidie.
In conclusione, l’obiettivo generale di un tale percorso può essere quello:
- di avvicinare i ragazzi a conoscere meglio i processi mentali che si attivano in loro durante la prestazione;
- condividere in gruppo tali contenuti per uscire dalla stretta individualità, facendoli diventare oggetto di confronto tra tutti;
- renderli piano piano consapevoli che la mente, se guidata adeguatamente, diventa una risorsa importante nella prestazione sportiva.
Infine, tutto ciò che viene proposto ai ragazzi costituisce contemporaneamente contenuto di formazione anche per i loro preparatori che, oltre ad ampliare le competenze in ambito psicologico, vengono stimolati a dare continuità ai concetti e alle esercitazioni compiute trasferendone l’applicazione in campo .
Photo credits: pixabay,