Come parlare ai Piccoli Amici
Una buona comunicazione è necessaria per la corretta gestione delle squadre di bambini |
In questa fascia d'età il bambino acquisisce capacità logiche significative, che cambiano il suo modo di ragionare e di emozionarsi. In questo momento evolutivo inizia ad utilizzare i concetti astratti. Nel comunicare le sue emozioni, abbandona il linguaggio rivolto a se stesso e cerca di dare un senso al suo pensiero.
Parlando al bambino di questa età è necessario essere espliciti e stimolanti, chiedendogli spesso il suo punto di vista, favorendo in lui l’espressione dei suoi ragionamenti, sia per ciò che riguarda il suo modo di vivere lo sport, sia riguardo al modo di relazionarsi all’istruttore e ai suoi compagni. Sarebbe bene rivolgersi ai bambini di questa età utilizzando un linguaggio semplice e servendosi di periodi del discorso brevi.
A questa età egli tenta di iniziare a sperimentare la sua vita da solo. È giusto rispettare questo suo bisogno permettendo al piccolo atleta di percepire il campo come uno spazio solo suo. Di solito, più il genitore si mostra sereno e distaccato dalla sua esperienza sportiva, più il bambino appare spavaldo e capace di sapersi gestire, all'interno del rettangolo verde, in tutte quelle esperienze che lo coinvolgo: rispettare le regole, prendere iniziativa nel gioco, ascoltare l'istruttore, rispettare i compagni.....
Questi primi approcci con il mondo e con l'autonomia avvengono tuttavia altalenandosi con momenti di dipendenza dai genitori a volte anche eccessivi, che possono mostrarsi con la difficoltà a distaccarsi da mamma e papà per entrare in campo, con mal di pancia improvvisi per cui il bambino dice di non voler fare gli allenamenti oppure con un atteggiamento distratto in campo rivolto a ricercare lo sguardo del genitore al di là della rete.... In questo momento il bambino, nonostante il desiderio di sperimentarsi da solo è ancora molto dipendente dalla famiglia e l’acquisizione del concetto di perdita, risveglia in lui timori di abbandono innati. Quindi si rafforza il legame con i genitori, proprio perché si comincia a sentire il bisogno di distaccarsi da loro che esploderà successivamente in preadolescenza. È auspicabile che l'istruttore sia sensibile a questa vulnerabilità del bambino, evocando in lui un senso di protezione e sicurezza, proprio come una figura genitoriale, esortando tuttavia il bambino all'autonomia mostrandosi accogliente nei momenti di vulnerabilità del piccolo atleta.
Dott.ssa Isabella Gasperini