I giochi popolari nel calcio - Prima parte
Sommario | Obiettivi Secondari |
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Cosa sono i giochi popolari? Come possiamo utilizzarli nel calcio? Scopriamolo in questo articolo! |
Gioco libero, Giochi a confronto, Giochi a staffetta, Giochi per la scuola calcio |
Cos’è un gioco? E da quando si gioca?
Se cercassimo online una definizione precisa faremmo fatica a sceglierne una. Ne esistono centinaia, ciascuna con una sfumatura diversa in funzione delle proprie idee. Quella che si avvicina maggiormente al mio pensiero è di Immanuel Kant, il quale definì il gioco come:
“Un’attività che produce piacere”, classificabile in gioco di arte e musicale, gioco di fortuna e gioco di pensieri.
Non perché si ricolleghi al gioco popolare, ma per far capire che il gioco non è una mera attività fisica. Qualsiasi situazione può produrre un gioco o un confronto.
Platone, 2400 anni fa circa, diceva che:
“Si scopre più in un’ora di gioco che in un’ora di conversazione.”
La lippa è un antico gioco popolare diffuso dal Mediterraneo occidentale all'India
Mentre Neruda sosteneva che:
“L’adulto che non gioca ha perso il bambino che c’è in sé”.
Secondo Johan Huizinga invece:
“Il gioco è il fondamento dell’organizzazione sociale di ogni cultura.”
È evidente come possa avere molte accezioni, altri pensatori hanno discusso in merito e possiamo dire che la sua importanza è universalmente riconosciuta da sempre. Giocare permette la conoscenza del mondo circostante e dello sviluppo psicofisico del bambino, stimola la creatività e l’ingegno, la manualità, l’integrazione e, gioco forza, la competizione.
Ecco di cosa parleremo in questa prima parte dedicata ai giochi popolari:
- Da quando si gioca? Da quale epoca?
- Giochi popolari e contesto attuale
- Cosa sono i "giochi popolari"?
- Giochi popolari e allenamento nel calcio
Nel prossimo articolo continueremo a parlare di giochi popolari, non perdertelo!
DA QUANDO SI GIOCA? DA QUALE EPOCA?
Il gioco rappresenta un fattore sociale molto antico in tantissime culture del mondo.
I primi ritrovamenti archeologici risalgono al periodo dell’Antico Egitto (>3900 a.C.) e Predinastico (3900-3150 a.C). Parliamo di una damiera di 3x6 con pedine rotonde risalente al 5000 a.C. e di un antenato del Backgammon ritrovato nella tomba di un Re sumero risalenti allo stesso periodo.
Un po' più “recenti” sono il gioco “Go” collocabile tra il 4000 e il 3000 a.C. in estremo oriente ed il gioco “Senet” (in foto) che è stato ritrovato nella tomba di Tutankhamon (1333-1323 a.C.)
Nell'antica Grecia e Roma, i giochi in contesti sociali sono documentati nelle prime fonti scritte, con la testimonianza letteraria più antica risalente all'Odissea (750 a.C.), dove si descrive un gioco con pedine nel palazzo di Ulisse. L'Iliade (762 a.C.) menziona il gioco degli astragali, antenati dei dadi, causando anche conflitti, come quando Achille uccise il figlio di Anfidamonte durante una disputa legata al gioco.
Il primo storico a trattare il gioco in un contesto sociale fu Erodoto (484-425 a.C.), che, nelle "Storie", attribuì l'origine dei principali giochi ellenici al popolo dei Lidi, considerando il gioco un'importante forma di evasione e svago durante periodi difficili come la carestia.
Da allora ci sono numerose testimonianze scritte e reperti che attestano quanto il gioco abbia avuto nelle varie epoche a seguire una valenza importante. È diventato un aspetto integrato negli usi e costumi di molte popolazioni che lo hanno portato ai giorni nostri, periodo dopo periodo, evoluzione su evoluzione, caratterizzando addirittura le zone di appartenenza.
GIOCHI POPOLARI E CONTESTO ATTUALE
Quante volte abbiamo sentito la frase “Ai miei tempi la scuola era la strada” o “Ai miei tempi non c’era nulla e dovevamo inventarci i giochi”?
È capitato a tutti noi di imbatterci in qualche persona meno giovane che, quasi nostalgicamente, ci racconti della sua infanzia in cui si creava molte attività dal niente.
L’evoluzione della società industrializzata ha creato una sorta di escalation che ha portato i bambini ed adolescenti ad avere a disposizione sempre maggiori possibilità con meno sforzo. Ovviamente, questo ha un’accezione positiva se pensiamo all’enorme supporto che il contesto ci fornisce quotidianamente (cellulari, tablet, figure specializzate a cui rivolgersi in tutti i campi, ecc). Per qualsiasi problema abbiamo una soluzione a portata di mano, per ogni nostra iniziativa abbiamo supporto e confronto con un semplice “click”.
Ma qual è l'altro lato della medaglia?
Tutti questi confort hanno contribuito ad un incremento della sedentarietà giovanile (e non solo); stare seduti a giocare, lavorare a pc, o l’utilizzo spropositato del cellulare hanno un ruolo determinante in questo. Le dinamiche sociali sono diverse rispetto al passato, si comunica in forme differenti e ritengo non sia nemmeno giusto fare paragoni. Ogni situazione è figlia della propria epoca. Fa parte dell’evoluzione umana.
È chiaro che questo modo di vivere ha portato delle conseguenze: per esempio l’incapacità a relazionarsi direttamente con le persone, minore indipendenza, minore capacità di autogestione ed organizzazione nelle normali situazioni di vita quotidiana, ecc. Quante cose riusciamo a fare senza un supporto tecnologico? Proviamo a riflettere.
D’altra parte i ritmi di vita non sono minimamente paragonabili al passato, siamo soggetti a stimoli in ogni posto in cui andiamo, abbiamo molte attività (perché è tutto più accessibile) di cui tenere conto e siamo quasi costretti a supporti tecnologici per rimanere al passo con i tempi. Chi non ce la fa rischia di essere escluso.
Pensare che un ritorno al passato possa essere la panacea di tutti i mali, è una visione piuttosto miope delle cose, ma credo altrettanto che un richiamo in “pillole” possa aiutare ad integrare in parte le lacune create dalla vita quotidiana dei giorni nostri.
COSA SONO I "GIOCHI POPOLARI"?
I giochi popolari sono attività ludiche, spesso a matrice sportiva, che in passato venivano fatti come passatempo nelle strade o dovunque ci fosse stata la possibilità.
Vengono definiti tradizionali perché identificano la regione e costituiscono un vero e proprio patrimonio da custodire e tramandare alle nuove generazioni, così concentrate nelle nuove tecnologie spesso dimenticando il puro piacere del gioco praticato con semplici oggetti. Rappresentano un territorio, le sue tradizioni, usi e costumi del passato.
Il gioco "Rubabandiera"
Nonostante le numerose proposte che si possono trovare in giro, esistono alcune attività che coinvolgono sempre, anche i meno giovani, che in questo modo tornano bambini a loro volta. Come detto, sono quelle attività del “quando non c’era nulla” e tutto poteva diventare un gioco: questi appassionano ancora oggi, a riprova del fatto che, per quanto cambino gli anni ed il contesto di riferimento, certi modi per divertirsi non invecchiano mai.
GIOCHI POPOLARI E ALLENAMENTO NEL CALCIO
Parte da qui l’idea di inserire, nella seduta di allenamento, dei momenti in cui richiamare dei giochi da strada o giochi popolari che permettano di vivere delle situazioni ormai perse. Non c’è un’età in cui inserirli, si impara sempre.
Anche in una prima squadra se fatti con criterio, possono dare molti benefici nelle dinamiche di gruppo.
Le prime squadre spagnole e sudamericane sono state le prime ad inserire dei giochi socio-relazionali nell’allenamento, poi è stata la volta di quelle europee, contagiate dalle nuove filosofie e credi calcistici. Anche in Italia, paese molto tradizionalista, si stanno sciogliendo le ultime resistenze a favore di questa concezione.
Una proposta "estrema" di gioco socio-relazionare utilizzata anche dal Barcellona
Se posti in un settore giovanile, magari con continuità in determinati momenti, soprattutto nel pre-allenamento, i giochi popolari possono avere una valenza ancora maggiore. È necessario creare a monte un contesto che difenda questa scelta di lavoro, non deve essere un momento di pausa dal resto, ma parte integrante dell’allenamento stesso.
CONTINUA NELLA SECONDA PARTE*!
La prima parte finisce qui! Nel prossimo articolo *disponibile dal 24/02/2024 parlaremo di giochi popolari nel settore giovanile e vedremo una proposta di allenamento!
Foto: Kersi Rustomji, Brooklyn Museum, Jordiferrer, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons