La Scuola Calcio è un "dare-avere"
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É con immenso piacere che diamo il benvenuto alla dottoressa Isabella Gasperini che con questo articolo apre la sua rubrica "La psicologa a bordo campo" |
Medicina e Psicologia |
Supportare giovani calciatori concede ad ogni istruttore l’opportunità di sentirsi generoso e appagato al tempo stesso. Questo perché dalla relazione con i bambini e con gli adolescenti si può acquisire energia e se ne può donare tanta, un dare-avere che permette a giovani e a adulti di arricchirsi vicendevolmente ogni qualvolta entrano in contatto.
Di certo, per assimilare emozioni e arricchimento dai giovani calciatori e per garantirsi che a loro arrivino i nostri insegnamenti, è necessario che noi adulti ci predisponiamo a modulare la relazione con loro e soprattutto a non viverla in superficie, perseguendola con leggerezza e senza fermarci a riflettere oppure ponendoci in una posizione troppo autorevole e distaccata.
Frequentando l’ambiente sportivo dei giovani calciatori mi sono resa conto che spesso gli istruttori non riescono a calarsi veramente in un linguaggio profondo con i loro allievi, non riescono ad intraprendere con loro una comunicazione fatta non di parole, ma di intese. I motivi per cui accade questo possono essere svariati. Tra tutti emerge il condizionamento che l’ambiente sociale ha su ognuno di noi, per cui lo sport praticato dai giovani è alla stregua dello sport degli adulti, impoverito della sua dimensione di gioco e spontaneità, concentrato sul risultato sorprendente e sul desiderio di emergere, elementi che stonano nel contesto giovanile. Molti genitori e molti allenatori si appropriano di questa mentalità assumendo di conseguenza atteggiamenti negativi nei confronti dei bambini. Noto che ciò accade soprattutto a quelli istruttori che non sono preparati adeguatamente, ma da appassionati di sport, si improvvisano tali. Così come sono più vulnerabili a vivere la Scuola Calcio come se si trattasse del calcio praticato dagli adulti quei genitori che non riescono a distaccarsi dal proprio figlio e su cui proiettano il loro desiderio di realizzazione.
Il calcio dei bambini è ben altro. È uno spazio di crescita, dove si impara a stare insieme a se stessi e agli altri.
Solo chi riesce a viverlo secondo questa prospettiva, riesce anche a dare e a ricevere dalla pratica di tale contesto elementi positivi per stare bene.
In questa rubrica, che gli amici di Youcoach mi hanno riservato, mi auspico di suscitare nel lettore il desiderio di vivere il calcio praticato dai giovani calciatori come elemento catalizzatore attraverso cui poter attivare, tra bambini e adulti, una comunicazione che li coinvolga nel profondo. Perché la Scuola Calcio è un luogo mentale e fisico da cui noi adulti non possiamo fare altro che caricarci di energia, ed essere predisposti a dare energia, motivazione e voglia di crescere ai bambini.
Ognuno di noi, accostandosi al calcio giovanile in tal modo, può dare il suo prezioso contributo alla crescita degli atleti di cui si occupa: l’importante è accingersi a informarsi e riflettere. Per fare questo, tuttavia, prima di ogni altra cosa, bisogna amare lo sport. Ma ancor prima è essenziale amare i bambini.
Dott.ssa Isabella Gasperini