In partita il mister ce l'ha sempre con me!
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Come possiamo interpretare il richiamo o il rimprovero da parte dell'allenatore? |
Medicina e Psicologia |
Quante volte i genitori dei ragazzi che frequentano la Scuola Calcio, un po' più grandicelli, appartenenti alla Categoria Esordienti e i genitori dei ragazzi più grandi che hanno iniziato ad intraprendere l'agonistica, si sono rivolti a me mostrando dispiacere perché, in partita o in allenamento, affermano che il mister ce l'ha con il loro figlio! Quante volte ho sentito affermare questa cosa direttamente dai ragazzi o accogliere lo sfogo di un istruttore deluso da un genitore o da un suo allievo che si era lamentato con lui per questa ragione.
Dalla mia esperienza sul campo ho osservato che sono variegati i motivi per cui alcuni ribadiscono questa cosa, tuttavia in questo post mi riferisco al motivo più comune che induce a far pensare, a un genitore o a un ragazzo, che l'allenatore ce l'abbia con lui: l'affermazione viene fatta perchè il ragazzo in questione più degli altri, durante le partite viene ripreso, viene rimproverato, viene richiamato dal mister con toni accesi e molto più di quanto sono rimproverati altri giocatori. Questo dato spesso corrisponde a un dato reale.
Effettivamente il mister nomina un ragazzo più degli altri, con lui si arrabbia con maggiore enfasi, con lui evidenzia un approccio più deciso!
E sempre o quasi, almeno dalla mia esperienza, osservo che di fronte a questo atteggiamento il ragazzo ci rimane male e il genitore incalza convinto che ci sia un'antipatia o ci sia sfiducia alla base di questo. Non si può escludere che a volte non sia così, ma nella maggior parte dei casi, questa condizione rappresenta, dalla mia ottica, il più abnorme equivoco che si può innescare tra le reali motivazioni del mister e l'interpretazione personale del giovane calciatore e soprattutto del genitore, che interpreta questo atteggiamento come uno svantaggio che colpisce il figlio rispetto agli altri. In realtà il mister riprende più spesso chi più spesso segue con gli occhi.
È ovvio che l'allenatore vede di più gli errori di chi involontariamente osserva più degli altri in ogni azione che fa, è ovvio che si arrabbia di più per l'errore di un ragazzo quando tiene conto delle sue qualità inespresse o dell'atteggiamento demotivato che mostra quando invece con più energia potrebbe migliorare il suo approccio alla gara. Il mister in partita riprende il ragazzo quando conta su di lui. Quindi, dopo aver avuto modo di osservare che il comportamento dell'allenatore effettivamente escluda un approccio sgarbato o incongruente o una distruttività fine a se stessa verso uno dei ragazzi, la risposta che io do ai genitori se mi pongono un tale quesito è sottolineare che se il mister non vede un allievo o non lo stima è quello il momento in cui non lo tiene nella mente, non lo segue e tantomeno lo nomina.
Allo stesso tempo evidenzio ai mister, soprattutto a quelli che riprendono spesso i ragazzi dal bordo campo, che ogni approccio educativo per essere efficace deve alternare rinforzi negativi, come i rimproveri, a rinforzi positivi, come gli elogi. Nella maggioranza dei casi l'enfasi verso uno o più componenti della squadra da parte del mister, interpretato con affermazioni come "il mister c'è l'ha con me", anziché l'espressione di un'antipatia o di sfiducia, altro non è che l'incitamento di colui che in silenzio sta cercando di rendere solido ed incitare con enfasi quel giunco che cerca di ergersi in un campo pieno di gommini e tenta di crescere nonostante a ogni partita sia osteggiato da una tempesta di emozioni e calci.
La sua enfasi, la maggior parte delle volte, è più accanita verso quei ragazzi in cui si specchia, quelli che gli assomigliano di più, che gli ricordano com'era lui alla loro età e dai quali forse pretende anche un po' di più. Attraverso loro, senza rendersene conto, lui spera di compensare ciò che non è riuscito a fare su stesso. Questo perchè cercando di scalfire il loro carattere con la sua voce, con la sua rabbia, con la sua esortazione in realtà tenta di scalfire la sua anima.
Dott.ssa Isabella Gasperini