Record e addii
Obiettivo

La Juve vince anche a Roma, mentre si decretano le retrocessioni di Livorno, Catania e Bologna |
Novantanove punti in 37 partite sono numeri spaventosi; il difficilmente migliorabile espresso da Antonio Conte all’indomani della conquista dello Scudetto bianconero diventa una missione (quasi) impossibile specialmente per una squadra spremuta fino all’osso negli ultimi tre anni che ha vinto quello che le si chiedeva e la sfida all’Europa non la vede ancora come papabile vincitrice di fronte alle superpotenze europee per questioni di budget e qualità totale della rosa; è questo che frulla nella mente di Conte, un allenatore indiscutibilmente abituato a giocare per la vittoria e cosciente che dopo tre anni di vittorie i cicli finiscono se non alimentati da nuovi stimoli o interpreti dello spartito che l’allenatore salentino vorrebbe far suonare ancora ai suoi giocatori.
La juventinità da sempre espressa dal mister tre volte campione d’Italia vacilla di fronte alla possibilità di aver a che fare con una squadra scarica che arriva da tre anni di successi in Italia e probabilmente ancora incapace di porsi allo stesso livello di squadre europee con possibilità di azione di molto maggiore sul mercato dei Bianconeri sempre attenti ai conti e al bilancio; sarà compito di Agnelli e Marotta trovare le giuste chiavi tecnico-motivazionali per convincere Conte a guidare ancora l’armata bianconera a successi e trionfi che le competono magari spostando le proprie attenzioni più verso la campagna europea che al solo territorio italiano.
Intanto i Bianconeri espugnano pure l’Olimpico nella maniera più beffarda, con un gol dell’ex Osvaldo (fischiato dai tifosi giallorossi) all’ultimo minuto di recupero di una gara bella e godibile nonostante avesse poca incidenza ai fini della classifica finale; la Roma spinge, cerca più volte il gol ma è bloccata da un ottimo Storari; dall’altra parte anche l’esordiente Skorupski (giovane portiere polacco lanciato da Garcia) ha il suo bel da fare fino al ’94 quando è incolpevolmente battuto da Osvaldo nell’ultima azione del match che consegna alla Juve il 99.esimo punto in classifica che vuol dire record in Italia e che in caso di vittoria tra una settimana in casa col Cagliari potrebbe voler dire record assoluto europeo davanti pure al Barcellona di Messi e al Real Madrid di Cristiano Ronaldo nel loro massimo splendore.

Se l’addio di Conte è ancora un mistero, sicuro è invece quello di capitan Zanetti, che Sabato sera ha salutato San Siro e tutti i tifosi Nerazzurri con un rotondo quattro a uno sulla Lazio che vuol dire qualificazione certa alla prossima Europa League; dopo partite e il numero quattro Nerazzurro ha deciso che era ora di smettere e così un’altra delle ultime bandiere del nostro calcio lascia un vuoto umano difficilmente colmabile nello spogliatoio in un calcio sempre più fatto di mercenari e gente che gioca per i soldi dimenticandosi di valori che gente come “el Tractor” ha contribuito a portare avanti negli anni. Javier può comunque festeggiare, l’Inter affonda la flebile resistenza biancoceleste che si spegne dopo il vantaggio iniziale di Biava ed è sommersa dalle quattro reti firmate Palacio (2), Icardi e Hernanes; ottima prova di Mateo Kovacic, autore dei primi due assist per le reti interiste con due inviti filtranti al bacio e finalmente entrato negli schemi voluti da Mazzarri che raggiunge l’obbiettivo Europa League e riceve la benedizione ufficiale di Thohir per sedere in panchina a San Siro anche nella prossima stagione.
Domenica quantomeno rivedibile invece per i cugini Rossoneri, sconfitti due a uno a Bergamo dall’Atalanta e quasi fuori dalla lotta per giocare in Europa nella prossima stagione; dopo l’autorete di Bellini ad inizio ripresa il Milan si siede e subisce la rimonta bergamasca con Denis (dal dischetto) e Brienza autore di un supergol da fuori nel recupero; ora è tempo di esami di coscienza in casa rossonera: Seedorf è l’uomo giusto? La società ha ancora voglia di allestire una squadra competitiva? Difficile rispondere oggi, quel che è certo è c’è bisogno di un colpo di mano volto a ridare fiducia all’ambiente e ai tifosi.
Festival del gol nel frattempo a Marassi dove il Napoli affonda la Samp per cinque a due e festeggia il ritorno al gol di capitan Hamsik a secco da 17 gare di campionato; di Insigne, Zapata, Callejon le altre reti partenopee (oltre all’autogol di Mustafi) mentre a rendere meno amaro il passivo doriano ci pensano Eder e Wszolek con due pregevoli segnature da fuori area; la stagione degli uomini di Benitez può considerarsi buona più per la conquista della Coppa Italia che per il comunque positivo terzo posto (che vuol dire preliminari di Champions) a venticinque lunghezze dalla Juve.
L’unica lotta che resta dunque aperta è quella per l’ultimo posto per l’Europa League, nella quale ieri si giocava lo “spareggio” tra Toro e Parma all’Olimpico; Biabiany (dopo un penalty fallito da Cassano) risponde ad Immobile (sempre più vicino al titolo di capocannoniere) e tutto è rimandato agli ultimi novanta minuti con i granata favoriti in virtù del punto di vantaggio conservato sui ducali.
Sicura del posto in Europa league è invece la Fiorentina che batte a domicilio il Livorno e ne certifica la retrocessione aritmetica; a decidere la gara un gol del solito Cuadrado promosso capitano e sempre più oggetto del desiderio per le big di mezza Europa; nella rete del colombiano ottimo assist di Pepito Rossi apparso in buona forma e pronto a rispondere ad un eventuale convocazione di Prandelli per il Brasile.

Retrocessione aritmetica pure per Catania e Bologna che affrontatesi ieri al Dall’Ara hanno dimostrato voglia ma tanti limiti tecnici che hanno certamente contribuito alla pessima annata delle due compagini; per la cronaca ieri vittoria inutile degli Etnei grazie alle reti di Monzon e Bergessio intervallate dal pari di Morleo; per entrambe è arrivato il momento di ricostruire e ripartire dalla serie cadetta, sarà la voglia e la passione delle società a decretare se le due squadre sono pronte ad un immediato ritorno nella massima categoria.
Salvezza raggiunta con novanta minuti d’anticipo invece per il Chievo che espugna il Sant’Elia di Cagliari con un gol di Dainelli; la bassa quota salvezza di questa stagione (33 punti) dimostra la difficile annata delle squadre nelle retrovie della classifica e l’aumento del divario rispetto alle prime otto-dieci squadre del campionato, se l’anno prossimo la squadra di Campedelli vorrà evitare questi patemi avrà bisogno di lavorare bene durante l’estate.
Buono è stato invece il lavoro svolto al suo ritorno sulla panchina del Sassuolo da Di Francesco capace di salvare la squadra dopo un periodo in cui la retrocessione pareva cosa fatta; attraverso un gioco offensivo, alle volte rovinato da qualche amnesia della difesa, il tecnico pescarese ha dimostrato che osare spesso è più conveniente di chiudersi in difesa e sperare di non prendere gol; ieri nel quattro a due sul Genoa a segno Floro Flores (2 volte), Biondini e Sansone (con l’aiuto di Vrsaljko) mentre le reti dei liguri portano la firma di Calaiò (che ribatte in rete su rigore di Gila) e Gilardino; e a Reggio parte la festa.
Il turno di campionato aveva vissuto nell’anticipo di Sabato al Bentegodi di Verona il suo antipasto; un due a due tra Hellas e Udinese che lascia un po’ l’amaro in bocca ai Veneti ora più lontani da un approdo in Europa che avrebbe avuto del miracoloso; al doppio vantaggio scaligero grazie a Toni e Hallfredsson hanno risposto il solito Di Natale (gol d’autore e doppia cifra anche in questa stagione) e Badu nel recupero finale. Bella gara tra due squadre che avevano ormai poco da domandare a questo campionato come poco avranno da domandare molte compagini nell’ultima giornata tra una settimana; interpretarla come hanno fatto Udinese e Verona è segno di maturità e lealtà sportiva, quella che giocatori come Zanetti, prossimo all’addio, ci hanno insegnato in questi anni; le giornate conclusive sono spesso teatri di storie che finiscono e storie che iniziano, c’è chi ha la fortuna di viverle e chi di raccontarle sperando siano sempre storie di cui andare fieri.
Numeri e Curiosità (speciale Javier Zanetti)
- 614: Le presenze in serie A di Javier Zanetti che lascerà l’Inter e il calcio giocato la settimana prossima a Verona contro il Chievo; il capitano nerazzurro lascia con 12 gol dopo 19 stagioni come primo straniero per presenze nella massima serie e secondo assoluto dietro solo Paolo Maldini (647).
- 137: Le presenze consecutive senza saltare un match con la maglia dell’Inter per “El tractor” in serie A che diventano 162 se si calcolano tutte le competizioni; da Milan-Inter 3-4 dell’Ottobre 2006 a Atalanta-Inter 1-1 del Dicembre 2009 Zanetti è sceso in campo in tutti i match vestendo anche sempre la fascia di capitano.
- 16: I trofei vinti dall’argentino con la maglia dell’Inter (recordman del club); “Pupi” può infatti vantare nel suo palmares: 5 Scudetti, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane, una Coppa Uefa, una Champions League e una Coppa del Mondo per Club. Buona fortuna per gli impegni futuri, Javier.
Tommaso Rocca