Il ruolo del mental coach nello sport!
Nicola Zema, coach e trainer professionista, ci presenta il ruolo del mental coach nello sport |
Sono un mental coach al servizio degli atleti da circa 18 anni e affermo con la massima certezza che il merito di una eccellente prestazione sportiva è dell’atleta. Sono la sua testa ed il suo fisico i protagonisti della performance, non vi è alcun dubbio.
Tuttavia, il lavoro che un mental coach svolge nei momenti in cui i riflettori del campo di gioco sono spenti riveste un ruolo di insostituibile importanza. Il motivo è piuttosto semplice; se l’atleta durante il match si focalizza in modo pressoché completo sull’avversario, sulla tattica e sull’attrezzo, molto spesso egli dimentica che la partita più importante non si svolge all’esterno di sè, bensì nello spazio fra le sue due orecchie: la sua mente.
E’ questo “terribile” conflitto, tra la parte subconscia “operativa” dello sportivo e la sua parte conscia “giudicante”, il responsabile degli alti e dei bassi di un atleta, della sua cattiva giornata dopo un grande trionfo o del suo exploit che segue un periodo di scarsa forma. La partita strategicamente più importante si svolge all’interno della mente dell’atleta e ben poco ha a che fare con la strategia e con l’abilità del “nemico”. Il mental coach assume un rilievo determinante nella gestione della partita interiore dell’atleta, preparando quest’ultimo in anticipo a tutte le situazioni difficili o negative che si verificheranno nel corso della prestazione. In particolare un mental coach ha il compito di dialogare in modo profondo con l’atleta, di formulare in modo corretto e lungimirante i suoi obiettivi e le sue scadenze, di creare le convinzioni potenzianti e di debellare le convinzioni depotenzianti, di rafforzare la sua autostima e la sua fiducia in se stesso, di fare in modo che le emozioni forti si traducano sempre in energia e non in tensioni autodistruttive, di creare e mantenere a lungo lo stato d’animo più consono alla prestazione del giorno dopo.
Il mental coach ha quindi un ruolo spesso oscuro, ma vitale nel preparare la performance e nel generare nella mente dell’atleta le condizioni più adatte a gestire le positività, ma soprattutto le negatività di una gara. Mi viene chiesto spesso come un grande campione possa aver bisogno di farsi supportare mentalmente da una persona che non è stata altrettanto valida agonisticamente nel suo sport (o non lo abbia talvolta nemmeno praticato).
La mia risposta è sempre la stessa: un mental coach non lavora sul gesto tecnico, ma lavora a monte sulla mente che presiede a tutti i gesti tecnici dello sport di riferimento, a prescindere totalmente dallo sport in questione. Ed i risultati di chi si avvale di un mental coach si vedono.
Eccome
Nicola Zema