In campo con intelligenza emotiva: la consapevolezza
Obiettivo
L’articolo illustra uno degli aspetti legati all’intelligenza emotiva, facendo riferimento alla conoscenza dei propri stati interiori relativi alle proprie emozioni e alle proprie abilità |
Avere consapevolezza di sé significa avere la conoscenza dei propri stati interiori in termini di preferenze, risorse e intuizioni. Per arrivare ad una consapevolezza piena occorre riconoscere le proprie emozioni e i loro effetti, conoscere i propri punti di forza e i propri limiti ed avere fiducia in se stessi, avendo sicurezza nel proprio valore e nelle proprie capacità.
Per far questo occorre imparare ad essere osservatori. L’osservazione è ciò che ci permette di raccogliere tutte le informazioni in modo accurato e ci permette quindi di prendere delle decisioni che tengano conto in modo fedele di ciò che accade.
Diventare quindi osservatori di noi stessi ci permette di capire come ci muoviamo in un determinato contesto. Se mi sento parecchio nervoso o stanco il mio atteggiamento potrà riflettersi sulla squadra. Magari sarò meno tollerante agli errori e quindi assumerò un atteggiamento più aggressivo, creando quindi tensione e favorendo maggiormente altri errori.
Avere consapevolezza di cosa mi passa per la testa e, aggiungiamo, per il cuore favorisce l’adozione consapevole di comportamenti più controllati e diretti ad un obiettivo.
Se avverto irritazione nei confronti di un giocatore, domandarsi perché o cosa pensiamo di lui, ci permette di tarare il nostro intervento. Magari siamo irritati perché pensiamo che quel giorno non si stia impegnando abbastanza e, in tal caso, possiamo rimandarglielo sia con serenità che con fermezza. Oppure perché nel gioco non tiene conto della squadra, ma va avanti pensando solo alle proprie azioni; anche in questo caso possiamo discuterne con lui per poter arrivare ad una soluzione, e così via.
L’autoconsapevolezza è quindi una forma di attenzione non giudicante verso i propri stati interiori. L’osservazione di sé permette di giungere ad una consapevolezza equilibrata di pensieri e sentimenti che prendono un nome e possono portare ad azioni più coerenti e altrettanto consapevoli. Riconoscere ad esempio uno stato d’animo negativo vuol dire programmare un’azione che ci permetta di fronteggiarlo. Infatti la consapevolezza di sé è la base per poter sviluppare tutte le altre competenze, come ad esempio l’autocontrollo. Essere autoconsapevoli ci dà la possibilità di poter scegliere la nostra azione che, anche se diretta dall’impulso, diventa ragionata e non dovuta al lasciarsi sopraffare.
Questo risulta ad esempio importante soprattutto in alcune situazioni, come nella reazione ad un fallo, ad un insulto o ad un’azione di gioco che non troviamo leale. In questo caso sapere cosa provo e scegliere come reagire mi permette di ponderare l’azione verso il mio scopo, potenziandone quindi i vantaggi.
Essere pienamente consapevole anche delle proprie abilità può permettere di sfruttare al massimo le proprie risorse ed intervenire invece sui propri limiti. Se siete consapevoli di far fatica a trovare parole empatiche da dire ad un calciatore molto, posso volutamente evitare di dire frasi come “non c’è bisogno di agitarsi!”, “forza, stai calmo!” che solitamente non hanno nessun effetto positivo, ma contrariamente possono peggiorare il suo disagio. In questo caso posso scegliere di limitarmi solo a un gesto di assenso, come ad esempio un sorriso, mostrando così comprensione.
Questa consapevolezza permette di potenziare lo stile comunicativo e le relazioni sociali favorendo lo sviluppo all’interno della squadra di un clima positivo e altamente produttivo.
Foto di: PixaBay.com