Che ansia! Cos'è e che ruolo ha nei calciatori?
Obiettivo
Approfondire il tema dell’ansia illustrando la sua espressione attraverso il corpo e vedendo come essa può influire sul pensiero |
Cosa conosciamo dell’ANSIA?
L’ansia è uno stato psicofisico spesso temuto dagli atleti, poiché in alcuni casi porta alla riduzione della performance. Viene vissuta e spesso considerata nella sua accezione negativa. Tuttavia essa ha un ruolo importante, in generale nella vita, e in particolare nello sport.
Attraverso i miei articoli, approfondirò il tema dell’ansia, dandone una definizione, illustrando la sua espressione attraverso il corpo e vedendo come essa può influire sul pensiero e, a sua volta, come può essere influenzata da esso. Fornirò inoltre degli spunti per imparare a riconoscerla e a ‘dosarla’ in maniera ottimale.
“Sono in ansia!”
Per capire cos’è l’ansia e qual è il suo ruolo, provate ad immaginare la seguente situazione in un campo da calcio:
siamo nei 3 minuti di recupero dopo il 90° minuto. In campo la partita si sta concludendo con un 2 pari. L’arbitro ha appena fischiato un calcio di rigore. Il calciatore prescelto si posiziona in prossimità del punto di battuta. Sa che la buona riuscita del suo tiro determinerà la vittoria della sua squadra. Tutti gli occhi sono puntati su di lui, i tifosi gridano frasi d’incitamento, mentre dalla curva avversaria s’innalzano fischi di disapprovazione. Il tiratore fissa brevemente la palla, alza lo sguardo verso la porta e fissa il portiere.
Si sente il cuore in gola e le gambe tremare, il fiato si fa corto e la bocca diventa secca. Cosa gli sta accadendo?
Ora fate uno sforzo d’immaginazione:
sostituite lo stadio con un grande prato, sostituite gli spettatori con alberi e le grida e i fischi con i suoni della natura. Togliete dalla scena qualsiasi altro umano oltre al tiratore e immaginate che il portiere si trasformi in un cane randagio di grossa taglia che abbaia con aria minacciosa.
Cosa proverà ora il nostro calciatore?
Anche in questa situazione la reazione psicofisiologica sarà molto simile: cuore in gola, gambe tremanti, fiato corto e bocca secca.
Perché?
L’ansia è infatti stato di attivazione, naturale e fisiologico, che nel corso dell’evoluzione è stato selezionato ai fini della nostra sopravvivenza, per permetterci risposte adattive a situazioni di pericolo.
I nostri antenati, pensiamo ai primi uomini “sapiens”, dovevano continuamente stare in allerta per sfuggire ai predatori e gli “stati di ansia” erano fondamentali a questo scopo.
Attualmente situazioni simili le troviamo nelle società che vivono ancora a stretto contatto con la natura, ma nella società moderna civilizzata, gli eventi ansiogeni sono di altra natura e non sempre riguardano situazioni in cui la nostra vita è in pericolo. Tuttavia, il nostro sistema di “allarme” nel corso dell’evoluzione è rimasto lo stesso, in quanto ha continuato a “salvarci” e per tale motivo esso entra in azione quando c’è una situazione che richiede una risposta di attacco o fuga.
Tornando al nostro calciatore, grazie all’attivazione data dall’ansia, davanti al cane minaccioso potrebbe reagire attaccandolo o potrebbe scappare a gambe levate, mentre davanti al portiere potrebbe decidere di calciare o abbandonare la situazione, cedendo il posto a qualche suo compagno come soluzione migliore per la squadra. L’ansia aiuta, infatti, a prendere una decisione in tempi rapidi.
Per questo l’ansia non è uno stato da temere, ma, al contrario, è una risposta di estrema importanza per uscire dalle situazioni che noi riteniamo pericolose o comunque da affrontare.
L’ansia, come stato di attivazione, ha dei correlati fisiologici ben specifici che se di elevata intensità possono talvolta compromettere la performance .
Nel prossimo articolo tratteremo delle risposte fisiologiche legate all’ansia e di come queste possono essere osservate nei nostri atleti attraverso specifici segnali.