Come funziona l'organismo? Omeostasi, allenamento, supercompensazione
Obiettivo
La capacità di adattarsi a diverse situazioni ambientali e alle diverse azioni che interferiscono con il nostro organismo prende il nome di omeostasi: scopriamo di più |
La capacità di adattarsi a diverse situazioni ambientali e alle diverse azioni che interferiscono con il nostro organismo prende il nome di omeostasi, cioè la continua tendenza ad adattarsi e ristabilire continuamente una condizione di equilibrio.
L’allenamento rappresenta uno stress (stimolo allenante, in Figura 1) che interferisce con l’equilibrio fisiologico in cui si trova l’organismo di ogni atleta. Di fronte all’azione di un agente stressante (l’attività fisica appunto), l’organismo umano mette in moto tutta una serie di “difese o azioni compensative” volte a ristabilire l'equilibrio alterato della situazione che si è venuta a creare.
Figura 1
Le risposte dell’organismo, e quindi gli adattamenti e le modificazioni che risulteranno, saranno differenti a seconda di quattro importanti parametri dell'unità allenante: intensità, volume (durata), densità e frequenza.
Se lo stimolo è di breve durata e/o di lieve intensità, le modificazioni saranno minime o impercettibili (o addirittura inesistenti); se invece l’azione alla quale è sottoposto l’organismo si ripete per durata e/o intensità, gli effetti sull’organismo possono essere evidenti.
Il rapporto lavoro-recupero all’interno di una stessa unità allenante è molto importante, se troppo alto allora lo sarà anche la densità e di conseguenza l'allenamento sarà impegnativo, se troppo basso non darà uno stimolo adeguato.
Allo stesso modo se un atleta viene sottoposto con troppa frequenza a determinati tipi di allenamenti l'insorgenza degli infortuni o la specificità degli adattamenti sarà marcata, se invece la frequenza è bassa lo stimolo non sarà allenante e non contribuirà alla performance nel medio-lungo termine.
Le risposte ai carichi di allenamento possono essere:
- acute, o aggiustamenti: si tratta di una risposta rapida e temporanea, non stabile nel tempo;
- croniche, o adattamenti: che avviene più lentamente e risulta, nel corso del tempo, più resistente.
L’adattamento agli stimoli esterni prolungato nel corso del tempo (come l’allenamento appunto) prende il nome di allenabilità.
L’obiettivo dell’allenamento è quindi quello di alterare l'omeostasi dell’atleta, “stressare” il suo organismo e indurlo a ristabilire un equilibrio: questo processo prende il nome di supercompensazione, e sta alla base dell'allenamento. Essa è la risposta fisiologica che porta l’individuo verso un migliore livello prestativo.
L'allenamento pertanto induce un “ciclo di adattamento-risposta” ai carichi di lavoro dell’allenamento, attraverso adeguati stimoli.
Bibliografia:
- L’allenamento fisico nel calcio. Concetti e principi metodologici. A cura di F. Ferretti, e di Arcelli E., Bisciotti G.N., Castellini E., Congedo P., Gatteschi L., Rampinini E., Roi G. S., Sannicandro I.
- Il controllo del carico. A. Bernasconi, Il Nuovo Calcio n. 307, agosto 2018 pp. 78-81