La psicologia nel gioco del calcio
L'importanza del calcio nell'età evolutiva e la figura dell'allenatore "ideale" |
- Il calcio offre la più ampia libertà di movimento in posizione eretta; si può regolarne il ritmo, la qualità e la quantità come si vuole.
- Si gioca in uno spazio aperto che aiuta il ragazzo ad avere una relazione con il mondo esterno più liberatoria di quella vissuta in una palestra.
- Il numero dei giocatori non è necessariamente fisso e ciò facilita l'organizzazione, o meglio, l'improvvisazione di qualsiasi partita.
- Le regole di base sono semplicissime e si può giocare alla buona anche ignorando, ad esempio, il fuorigioco. Poiché si cresce con questo sport, con l'età, tattiche e tecniche si diversificano e si complicano.
- Il goal è un'eccellente esperienza liberatoria della tensione accumulata durante la partita.
- Esiste una vasta gamma di ruoli tra cui un ragazzo può trovare il suo, senza eccessivo sforzo.
- Il calcio offre spazio a qualunque fisico: chi è piccolo di statura può risultare un giocatore agile e veloce; chi è alto colpisce meglio di testa sui cross,... Invece altri sport, tipo il basket, selezionano impietosamente, creando frustrazioni psicologiche in chi non vi può accedere per colpa del fisico.
- Il calcio gratifica subito, diverte immediatamente e non comporta sforzi eccessivi solo in vista della futura riuscita, come ad esempio il tennis, in cui è raro che "all'inizio" si ottengano risultati stimolanti.
- Infine, è molto difficile che una squadra inizi una partita convinta di essere battuta in partenza, perché il calcio è soggetto ad improvvisi colpi di scena, ad imprevisti dovuti alla fortuna. Ciò da una grande carica al giocatore. Così, mentre è impossibile che un mediocre nuotatore batta un campione di stile libero, è capitato più volte che una squadra in via di retrocessione vinca la prima in classifica.
- Sarebbe auspicabile che questo educatore avesse esperienze concrete di tipo tecnico e tattico. E mi pare che sotto questo profilo, il corso che state frequentando rappresenti una garanzia, sia per colmare inevitabili lacune in questo campo, sia per sottolineare e discutere certe competenze da voi già acquisite in passato.
- Occorrerebbe una preparazione sul piano didattico, perché vi possono essere ottimi giocatori, sprovvisti, però, di quella carica comunicativa e di quella chiarezza esplicativa, che rendono le teorie calcistiche più astratte, comprensibili a tutti. E anche su questo piano si può imparare ad insegnare.
- Indispensabile una disponibilità umana di base, che non si può apprendere ed è legata al proprio carattere e all'educazione ricevuta; quindi conta poco intendersi di calcio, se non si sa comunicare ad altri la propria cultura.
- Possono contare molto l'apertura al dialogo e la capacità di ammettere i propri errori. Infatti, dialogando con i giocatori, l'allenatore impara a conoscerli e a capirli meglio, costruendo una base ideale per lavorare tutti insieme.
- La capacità di ammettere l'errore poi, lungi dall'esautorare l'allenatore agli occhi del ragazzo, induce al rispetto e alla stima.
- Tuttavia non bisogna esagerare in umiltà, perché la sicurezza di sé è un altro pregio di fondamentale importanza in questo campo.
- Una giusta ambizione è una serena consapevolezza dei limiti, ma anche dell'abilità della propria squadra, sono molto stimolanti per i calciatori, specie se adolescenti che attraversano un periodo in cui hanno perso la sicurezza in sé ed hanno bisogno di modelli rassicuranti sul piano emotivo.
- Condirei tutti questi suggerimenti con l'entusiasmo per il proprio lavoro, dote preziosissima perché un allenatore che lavori con passione ed ottimismo può ottenere miracoli: questo è un valore contagioso.
Tratto dalla pubblicazione "Psicologia del gioco del calcio" dello psicologo Francesco Valente.
Fonte immagine: Csulb.edu