La resistenza specifica nel calcio: soluzioni e accorgimenti per dare il massimo ed ottimizzare il tempo a disposizione
Il primo articolo parla della resistenza specifica nel calcio, il modello prestativo nel calcio e la fatica correlata |
Il primo articolo riguardante l’argomento che andremo a trattare da qui per i prossimi mesi, la resistenza specifica nel calcio, riguarda il modello prestativo nel calcio e la fatica correlata, punto di partenza di ogni buon metodo di lavoro, in quanto è solo capendo cosa si fa che si possono trovare le soluzioni o gli accorgimenti per dare il massimo ed ottimizzare il tempo a disposizione.
Non bisogna però MAI dimenticarsi dell’importanza dell’ESECUZIONE di quello che io vado ad allenare, perché altrimenti rischio di portare più danni che benefici.
Si sa che il calcio è uno sport caratterizzato in prevalenza da abilità motorie sportive non stereotipate (open skill), cioè in cui l’esecuzione tecnica perfetta è secondaria rispetto al controllo di fattori imprevedibili che vanno dalle condizioni ambientali alle scelte strategiche individuali e/o collettive.
In una partita si hanno cambi di attività ogni 4-6 secondi, se ne fanno più di 1200 in una partita, con più di 220 fasi svolte ad alta intensità e differenti per ruoli e zone del campo (Mohr 2003).
Con l’avvento dei GPS si è visto come tutta l’energia extra che vado a spendere riguarda accelerazioni, decelerazioni e cambi di direzione.
L’articolo che parla della fatica è quello di Mohr, Krustrup e Bangsbo del 2003 “Fatigue in Soccer: a brief review”, che descrive come la fatica potrebbe svilupparsi in partita e i potenziali meccanismi fisiologici che la causano. In media, il lavoro aerobico in partita è circa il 75% del Vo2max, con l’anaerobico molto sollecitato nelle fasi intense.
I 3 tipi di fatica riscontrati sono quella temporanea, quella a fine partita e quella tra 1° e 2° tempo. Analizzandoli velocemente vediamo che:
1. Fatica temporanea
In uno studio del 2003 dello stesso Mohr, furono testati calciatori professionisti in partite ufficiali e con l’ausilio dell’analisi video. Si è visto come l’intensità nei 5’ dopo averne fatti cinque intensi, fosse inferiore alla media della squadra nell’intera partita.
In un altro studio di Krustrup (2003) si sono valutati giocatori con un test di sprint dopo sforzi intensi in partita e alla fine di entrambi i tempi. Si è riscontrato come dopo periodi intensi nel primo tempo le prestazioni di sprint fossero molto ridotte, ma che la capacità di ripetere sprint alla fine del primo tempo fosse già ristabilita.
Sempre Krustrup ci dice come il sistema anaerobico è molto impegnato in fasi intense, mostrando come l’acidosi sia molto elevata (il pH), e come anche il lattato influisca sulla fatica temporanea.
Ma queste sono le vere cause?
Bangsbo (1992) ci dice come il lattato sia molto basso rispetto a quello misurato dopo esercizi ad esaurimento, e lo stesso si è visto dopo aver testato pH e lattato poco prima della fine dello YYIRT1: non vi erano differenze (Krustrup 2003).
Quindi è molto più probabile che sia il basso livello di fosfocreatina a determinare la fatica temporanea.
Ma ne siamo sicuri?
Perché Soderlund (1991) e sempre Krustrup (2003) negano anche questa ipotesi.
Quindi la fatica temporenea non è collegata causalmente né al pH, né al lattato, né alla fosfocreatina.
Nordsborg, Mohr e Bangsbo (2003) ci dicono come la causa della fatica temporanea sia l’accumulo di potassio nell’interstizio muscolare e il concomitante disturbo elettrico nella cellula.
2. Fatica a fine gara
Mohr ha osservato come l’alta intensità (HI) negli ultimi 15’ di partita decresca, sia in atleti di livello top che in atleti professionisti. Solo il 3% ha il picco di HI in questo periodo, quasi il 50% dei calciatori no.
Quindi sembra che accusino stanchezza alla fine della partita, dimostrato anche dalla diversa capacità di ripetere sprint rispetto ai test pre-gara.
Inoltre si è visto come i giocatori subentrati nel secondo tempo abbiano sprintato (il 63% in più) e corso ad alta intensità (il 25% in più) rispetto a chi ha giocato tutta la partita.
Campioni di sangue presi in-match hanno evidenziato come il lattato diminiusca, mentre aumentano gli acidi grassi liberi nel plasma. Questo cambio di metabolismo è dato probabilmente da una minor concentrazione di glicogeno muscolare e da elevate concentrazioni di catecolamine.
Campioni di tessuto analizzati prima e dopo una partita, hanno trovato che le fibre di tipo I e IIa, a fine partita, erano dimezzate (metà avevano esaurito tutto il glicogeno). Quindi questo fattore, associato alla disidratazione, e in alcune situazioni ad ipertemia e ipoglicemia, sono la causa della fatica a fine gara.
Se si integra subito (30’ dopo la fine) si riducono i tempi di ristabilimento del glicogeno muscolare.
3. fatica tra il 1° ed il 2° tempo
Si è visto come i top players facciano meno nei primi 5’ del secondo tempo rispetto ai primi 5’ del primo tempo.
Questo dimostra come i 15’ di pausa tra i due tempi non siano l’optimum per iniziare pronti il secondo tempo, a causa dell’abbassamento della temperatura corporea (Bangsbo 1995).
Molti studi hanno mostrato come ci sia una stretta relazione tra la temperatura muscolare e l’alta intensità: all’inizio del secondo tempo cala di 2°C, quindi si può capire come possa influire.
Così come l’alta intensità, anche il test di sprint si è visto essere peggiorato dopo 15’ di inattività. A questo proposito, Mohr ha analizzato un re-warm up ad intensità medio-bassa nei 7’ prima del ritorno in campo, dimostrando come i giocatori mantenevano sia la temperatura che lo sprint invariati.
Quindi sembra la temperatura la causa del calo all’inizio del secondo tempo, ma lo sprint sembra anche influenzato dalla cinetica di assorbimento dell’O2, indipendente dalla temperatura.
Cosa possiamo concludere:
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La fatica temporanea è dovuta all’omeostasi degli ioni
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La fatica tra primo e secondo tempo è dovuta alla temperatura
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La fatica a fine gara dalla deplezione di glicogeno nelle fibre
Nei prossimi articoli andremo ad analizzare i principi di allenamento per poter migliorare le risposte fisiologiche alla fatica, sia senza che soprattutto con palla! A presto!