Le variabili che intervengono sull'attenzione
In questo articolo introduciamo i fattori che influiscono sulla capacità di prestare attenzione al compito |
Negli articoli precedenti ho dato una definizione del concetto di attenzione, ho esplicitato le caratteristiche delle capacità attentive, i vari tipi di attenzione e le dimensioni secondo il modello di Niddefer.
Vorrei ora introdurre i diversi fattori che influiscono sulle capacità attentive. L’obiettivo è di avere un’idea generale di ciò che aiuta od ostacola il processo cognitivo in questione; nei prossimi articoli approfondirò ogni singolo aspetto elencato ed illustrerò gli accorgimenti per migliorare la capacità di prestare attenzione e di concentrarsi.
L’attenzione è innanzitutto una capacità cognitiva che necessità dei propri tempi di maturazione, quindi di:
- tempo
- pazienza
- grosso rispetto del bambino/ragazzo
affinché arrivi al suo completo sviluppo.
È un processo graduale e continuo che si ferma con l’età adulta e che si riduce con la vecchiaia. Ciò significa che, da un lato dobbiamo stimolare il naturale processo di sviluppo, dall’altro lato è importante rallentarne il graduale declino tenendo allenato il cervello!
Ci sono poi aspetti legati alla sfera emotiva e psicologica che possono facilitare o meno la capacità dell’individuo di prestare attenzione al compito. Questi sono:
- Stati emotivi negativi: vissuti di ansia o abbassamento del tono dell’umore riducono le capacità attentive.
- Self-talk negativo (dialogo interiore con sé stessi): come il giocatore dialoga con sé stesso, cosa si dice prima di una partita, di un’esercitazione, di una richiesta impegnativa, ecc. ha un’altissima influenza sulla performance.
- Ipo o iper attivazione (arousal): una scarsa o eccessiva attivazione psicofisiologica influisce sulle capacità cognitive, quindi anche sull’attenzione.
- Motivazione: una scarsa motivazione incide sull’interesse verso il compito, quindi sulla capacità di prestarvi attenzione.
- Bassa autostima ed autoefficacia: l’autostima è la valutazione che diamo di noi stessi “sono un bravo giocatore … sono una persona in gamba …” , mentre l’autoefficacia si riferisce alla convinzione personale di essere in grado di portare a termine un compito “sono bravo nei calci piazzati … sono bravo a sostenere i compagni … mi ritengo capace nei colpi di testa”. Quindi, se l’autostima riguarda il valore che la persona dà a se stessa nella sua totalità, l’autoefficacia è compito specifica e, quindi, settoriale. I due aspetti si influenzano reciprocamente: più capacità ed abilità sento di avere nei singoli compiti più la mia autostima cresce. Viceversa, più ho una buona immagine di me più riterrò di essere in grado di assolvere i compiti che mi vengono proposti. Autostima ed autoefficacia influiscono sull’atteggiamento tenuto durante la prestazione, quindi anche sull’attenzione.
- Compiti nuovi o vecchi;
- Monotonia e ripetitività;
- Presenza di automatismi nelle abilità tecniche;
- Alimentazione, sonno, omeostasi: un corpo non sufficientemente nutrito, un’atleta che esaurisce le proprie energie, che ha un calo di zuccheri, un giocatore che ha freddo o troppo caldo, che non ha dormito bene, ecc. è un atleta che risentirà nella prestazione e nelle capacità cognitive, in particolare in quelle attentive. Quindi, è bene fare informazione ed educare genitori e giocatori ad un corretto stile alimentare e ad un sano stile di vita.
- Condizioni esterne, contesto di lavoro, modalità di conduzione degli allenamenti e di comunicazione con gli atleti: le variabili esterne vanno adeguatamente valutate per mettere in atto quegli accorgimenti necessari al fine di evitare distrazioni, interferenze e stimolare nella giusta direzione il focus.
Come si vede, sono numerosissimi i fattori che possono facilitare od ostacolare le capacità attentive e sui quali abbiamo, nel ruolo di allenatori, possibilità di intervento. Nei prossimi capitoli li affronteremo uno ad uno.
Stimolare i giocatori per facilitare lo sviluppo delle capacità attentive, come di qualsiasi altra capacità cognitiva, significa aver sempre rispetto del singolo, della sua individualità e dei naturali tempi di maturazione.