Ansia e autostima
Obiettivo
L’articolo illustra come talvolta i livelli d’ansia possono essere influenzati dal valore che noi diamo a noi stessi ed in particolare alle nostre abilità |
Nell’articolo precedente abbiamo illustrato come il dialogo interno potrebbe essere utilizzato per spostare l’attenzione dall’ansia ad aspetti importanti della partita e/o dell’allenamento, al fine di raggiungere una performance migliore. In questo modo il dialogo interno risulterebbe efficace nel riorientare l’attenzione in modo più funzionale.
In questo articolo vedremo come i livelli d’ansia dipendano dalle credenze che noi abbiamo su noi stessi e dal valore che ci attribuiamo, ossia dalla propria autostima.
L’autostima infatti è la valutazione che una persona fa di sé stessa. Se i suoi livelli sono alti, la persona mostrerà sicurezza in se stessa, in quanto si sentirà efficace nelle varie situazioni della vita, così come in allenamento e in partita.
Se i suoi livelli sono bassi, invece, la persona mostrerà scarsa fiducia nelle proprie capacità e si sentirà inadeguata nelle varie situazioni, mostrando insicurezza. Il valore che ci attribuiamo dipende quindi dalla distanza tra l’ideale che abbiamo di come dovremmo essere e di come ci percepiamo.
Nel caso di un giocatore, esso potrebbe avere un alto ideale di come un calciatore dovrebbe essere e delle abilità che dovrebbe avere, ma potrebbe percepirsi come non "sufficientemente bravo". Questa condizione potrebbe essere stabile o variare in base agli avversari da affrontare, a seconda delle varie partite.
Maggiore è la distanza tra il sé ideale e il sé percepito e maggiore saranno i livelli di ansia del calciatore, nel tentativo del nostro corpo di compensare questa differenza. Infatti, come abbiamo visto precedentemente, l’ansia è una risposta adattiva ad una situazione da affrontare. Tuttavia se il nostro cervello percepisce il compito come troppo difficile per le nostre capacità, il rischio è che risponda con un incremento quantitativo e non qualitativo dell’ansia, compromettendo le prestazioni.
L’autostima è tuttavia un fattore che cambia nel tempo e, più in generale, nel corso della vita. È esperienza condivisa che alcuni calciatori, inizialmente più insicuri e più "ansiosi", acquistino più sicurezza man mano che apprendono nuove abilità e a seguito di successi, anche a seconda del comportamento del proprio allenatore.
Cosa può fare dunque l’allenatore?
Diviene quindi importante rinforzare gli aspetti positivi e le abilità dei giocatori, anche attraverso un semplice "bravo!", "vai avanti così" o "oggi in allenamento/partita mi è piaciuto come ti sei impegnato", al fine di favorire l’incremento della propria autostima. È vero che tuttavia essa dipende da tanti aspetti della vita di una persona, come le relazioni familiari, la scuola, il successo che abbiamo con i coetanei, ma l’attività sportiva può comunque essere un buon campo in cui acquisire fiducia in sé stessi.
L’allenatore potrebbe anche indagare qual è l’ideale di calciatore che i propri giocatori hanno e confrontarlo con come si percepiscono, chiedendo ad esempio quali caratteristiche dovrebbe avere il giocatore ideale e quali caratteristiche pensano di avere loro stessi, sottolineando, quindi, le differenze tra i due modelli. In questo modo è possibile anche trovare insieme strategie per arrivare a potenziare o ad acquisire le caratteristiche che il calciatore sente mancare.
Nel prossimo articolo vedremo come comunicare gli stati d’ansia, soprattutto se elevati, possa favorire un abbassamento dell’ansia stessa e possa dare la possibilità di discutere strategie per fronteggiarla.