L'allenatore dei portieri: un ruolo dalle tante sfaccettature
Obiettivo
La presenza dell’allenatore dei portieri è oramai un fatto acquisito. Sia nei settori giovanili che nelle prime squadre, questa figura occupa un ruolo specifico per certi aspetti diverso dagli altri. Vediamoli. |
Negli staff tecnici di ogni società calcistica, professionistica o dilettantistica che sia, la presenza del preparatore, o meglio, dell’allenatore dei portieri è oramai un fatto acquisito. Sia nei settori giovanili che nelle prime squadre, questa figura occupa un ruolo specifico per certi aspetti diverso dagli altri in ragione del peculiare rapporto con l’atleta, quello col resto dello staff tecnico, per lo stile didattico e le metodologie caratteristiche adottate. In una breve serie di articoli tratteremo i diversi aspetti di questo importante ruolo professionale.
CHI È L'ALLENATORE DEI PORTIERI?
L’allenatore dei portieri è quasi sempre un ex-portiere che, una volta conclusa la propria carriera agonistica, intraprende quella di allenatore per trasmettere le proprie conoscenze, competenze ed esperienze ai portieri, giovani e meno giovani, che gli vengono affidati.
Normalmente l’allenatore dei portieri opera in una condizione atipica per uno sport di squadra. Il suo lavoro infatti si svolge prevalentemente a livello individuale, oppure con un sottogruppo di due-quattro portieri, se si tratta di una prima squadra, o al massimo di cinque o sei se opera con i giovani del settore giovanile.
Con questi ultimi in particolare, nel corso di un’annata sportiva l’allenatore sviluppa un processo globale di formazione che si dispiega sia sul versante tecnico che su quello psicologico e che, dal punto di vista relazionale, determina sugli atleti un impatto esperienziale molto rilevante.
Ma che cosa chiedono i portieri in erba al proprio allenatore? E che cosa chiede un allenatore ai propri allievi affinchè questo rapporto formativo sia efficace?
Una interessante fotografia in tal senso è emersa da un intervento di psicologia dello sport svolto con un gruppo di 25 giovani portieri tra i 12 e i 16 anni, durante un camp estivo. A tutti sono stati posti alcuni interrogativi aperti ai quali hanno offerto delle risposte molto significative. Le medesime domande poi sono state poste agli istruttori presenti, per registrare le loro aspettative.
- È stato chiesto innanzitutto ai ragazzi cosa dovrebbe fare un allenatore per stimolare la loro motivazione sia in allenamento e in partita. Dalle risposte è emerso che i portieri chiedono agli allenatori di essere incoraggiati frequentemente durante il lavoro, specie quando incontrano delle difficoltà, evidenziando i loro punti di forza e facendo cogliere quelli su cui migliorare. Un effetto motivante a detta dei ragazzi si può ottenere anche dal fissare degli obiettivi di lavoro chiari e comprensibili ai loro occhi sui quali concentrare l’impegno sul campo. Gli allenatori dal canto loro, si sentono più motivati a lavorare con i loro allievi quando questi ultimi evidenziano un elevato desiderio di apprendere, manifestano la loro curiosità con domande frequenti, dimostrano un buon livello di attenzione costante per recepire gli insegnamenti trasmessi. Come si vede le esigenze dei ragazzi sono più legate agli aspetti emotivi della relazione, mentre quelle degli allenatori ad aspetti di matrice più cognitiva.
- Ai portieri è stato chiesto quali interventi degli allenatori li farebbero sentire più fiduciosi nelle loro capacità (autoefficacia). Le risposte fornite in questo caso, stanno ad indicare il forte bisogno dei ragazzi di ricevere dei feed-back frequenti e specifici sui loro progressi tecnici, di percepire che il tecnico crede nelle loro capacità, di non essere investiti da critiche squalificanti ma costruttive quando sbagliano. Gli allenatori si sentono invece più fiduciosi nelle loro capacità formative quando percepiscono che i loro allievi apprendono con una certa rapidità, quando i ragazzi chiedono chiarimenti sui diversi particolari tecnici esercitati, o ancora, sulle migliori soluzioni tecnico-tattiche da adottare in gara.
- Ai ragazzi è stato richiesto poi di indicare quali atteggiamenti degli allenatori contribuiscono a farli sentire più sicuri di sé in campo. Le risposte toccano aspetti diversi: dall’essere considerati importanti per la squadra, al ricevere dagli allenatori i necessari consigli nel pre-gara, al non subire troppi interventi correttivi durante la partita, al non essere seppelliti da una pioggia di rimproveri grossolani in caso di errori. Gli allenatori invece si sentono più sicuri, in quanto formatori, quando avvertono la partecipazione attiva dei loro portieri nelle diverse fasi dell’allenamento, quando gli allievi riescono a fare gli esercizi adeguatamente, quando osservano miglioramenti coerenti che le metodologie adottate . Tutti questi aspetti, restituiscono ai tecnici un feed-back d’insieme sulla bontà del loro insegnamento e, come si vede, ciò ha un potente effetto rassicurante.
- È stato infine chiesto ai giovani portieri che cosa li stimolerebbe al continuo miglioramento. Le indicazioni emerse sono eloquenti. I ragazzi si sentono stimolati a migliorare se:
- vengono fatti loro intravvedere i possibili margini di miglioramento e crescita personali
- se viene spiegato loro il senso delle esercitazioni e il riflesso positivo che esse produrranno in gara
- se vengono sottoposti ad allenamenti intensi ma variegati alternando fatica e gioco
- se vedono il proprio allenatore impegnato a migliorare le sedute con nuove esercitazioni e magari analisi video delle prestazioni.
- Gli allenatori dal canto loro, si sentono stimolati a migliorare le loro abilità formative quando:
- percepiscono la recettività degli allievi ai loro insegnamenti
- quando rilevano la determinazione nei ragazzi a fare sempre di più
- quando vengono investiti di richieste di approfondimento tecnico
- quando vedono i giovani portieri affrontare gli allenamenti con un buon spirito e piacere.
Nell’insieme dunque, i contenuti emersi dalle risposte dei giovani portieri e dagli allenatori, testimoniano quanto sia rilevante e mutualmente influente il rapporto che intercorre tra le parti sia dal punto di vista dell’apprendimento che quello della crescita psicologica. Le indicazioni emerse dalle risposte inoltre, se ben gestite, giocano un ruolo fondamentale nel dare qualità ed efficacia al compito formativo che il tecnico è chiamato ad esercitare. Per questo, egli deve prepararsi non solo dal punto di vista tecnico-metodologico ma approfondire anche le tante e diverse componenti psico-relazionali che entrano in gioco nell’esercizio della sua professione.