La mentalità è tutto
Meglio la paura di sbagliare o la voglia di vincere? |
La parola mentalità può significare molte cose nell'istruzione al gioco del calcio. Alcuni allenatori potrebbero pensare a pressione e aggressività mentre altri si sposterebbero su intuizione e creatività. Qui cercheremo di presentare alcune idee e qualche conclusione.
La mentalità nel calcio deve avere una definizione utile. Per svilupparla è necessario dire cos'è ed è fondamentale avere un certo metodo per osservarla. Ha un ruolo preciso nell'ampio insieme delle caratteristiche di un giocatore e di una squadra. A questo proposito una definizione indicata potrebbe essere: "La mentalità è il livello di convinzione di un giocatore, gruppo o squadra nel raggiungere i propri obiettivi". Con questa definizione, la mentalità non è limitata al singolo individuo ma può essere vista anche come la qualità di un gruppo. Allo scopo di raggiungere le mete prefissate deve esserci una chiara comprensione dei ruoli (compiti) e dei mezzi per raggiungere tali mete.
Hans Westerhof, ex-allenatore olandese di Ajax e PSV-Eindhoven tra le altre, ha le sue opinioni nel tema dell'auto-convinzione: "Se vuoi migliorare un giocatore, dovrai lavorare sulla sua auto-convinzione. Quando parlo di auto-convinzione, intendo sapere cosa si deve fare (compiti base) e sapere che si può fare. L'allenatore deve mandare in campo i suoi giocatori con i giusti compiti base. Non devono esser dati loro ordini che non potranno eseguire. Allo stesso tempo, però, le loro capacità non devono essere sottovalutate."
L'auto-convinzione all'interno dei gruppi include un alto livello di comunicazione e una serie di obiettivi comuni pre-concordati. Lavorare sulla mentalità di gruppi o squadre fa parte del processo di costruzione. La mentalità e l'auto-convinzione giocano un ruolo importante quando i giocatori vivono, o cercano di raggiungere, i più alti livelli di competizione. Osservando la definizione appena data risalta come le qualità mentali di un giocatore siano da sviluppare al pari di quelle tecnico-tattiche.
Nei settori giovanili si può distinguere tra 'mentalità per giocare' e 'mentalità per vincere'. Nella prima al giocatore è permesso scegliere in base al rischio. Può far prove, giocare in posizioni diverse ed esprimersi all'interno di linee guida allargate. Ci sarà poca paura di fallire. Nella seconda invece dovrà fare in modo di fornire il massimo delle sue prestazioni al servizio della squadra. Le opportunità di esprimersi liberamente saranno limitate dalla necessità di vincere. Sviluppare la "mentalità per gioco" è essenziale per ragazzi fino all'età dei 13-14 anni. In questa fase i bambini possono trovare il ruolo e la posizione in campo che li diverte di più. La "mentalità per vincere" è importante invece per i giocatori di alto livello, quando il risultato è ciò che conta di più.
Usare la pressione per costruire l'auto-convinzione
Se troppa pressione può causare brutte prestazioni, anche troppo poca può portare allo stesso cattivo risultato. Il grafico qui accanto mostra la relazione tra la pressione e le performance di un giocatore.
Quando la pressione è troppo bassa, basso sarà anche il rendimento. Non c'è abbastanza sfida. Al contrario se c'è troppa pressione, il giocatore sarà intimorito e sfiduciato, e giocherà sotto le sue possibilità. Il ruolo dell'allenatore è di tenere la curva di rendimento di ogni giocatore sul punto più alto il più a lungo possibile. E un mezzo necessario per farlo è negli 'small-sided games', che simulano situazioni di gioco reali con condizioni di sfida pari a quelle che si trovano la domenica in campo. In questo modo i giocatori riescono a sviluppare la giusta mentalità ed a calarsi in un quadro di gioco realistico.
L'auto-convinzione ha un punto massimo ed un punto minimo
Willi Railo (defunto dottore norvegese psicologo dello sport) e Sven Goran Eriksson (ex allenatore anche della Lazio) affermano che ci sono dei limiti mentali. Il limite superiore è l'ambizione del giocatore, ed è positivo. E' la meta cui aspira. Il limite inferiore è l'ansia da prestazione. E' il "fattore frenante" (paura di fallire) che trattiene molte persone anche solo al tentare di raggiungere i propri obiettivi. La combinazione ideale è quella di avere grosse ambizioni, che alimentano il sogno con una giusta (bassa) carica di ansia, e spingono il giocatore a continuare invece che a fermarsi. Anche se gli allenatori dovrebbero per primi incoraggiare i giocatori a porsi mete ambiziose, è più semplice e produttivo prima ridurre il loro livello di ansia. Gli errori sono parte del gioco e sono necessari per crescere. Non sono la fine del mondo a livello giovanile, dove dopo tutto, si tratta solo di un hobby.
Purtroppo molti allenatori alimentano l'opposto, una mentalità che teme gli errori più di quanto desideri il successo. Diventano fissati con i "NO" invece che essere propositivi con i "SI". Tramite il controllo esasperato e le critiche costanti i giocatori sviluppano un’alta forma di ansia da prestazione che produce stress estremo e calo di performance. Questi risultati, a loro volta rinforzano l'alto livello di ansia ed il ciclo continua. Questi giocatori giocheranno sempre "con un piede sul freno".
Elementi di auto-convinzione
L'allenamento dell'auto-convinzione va fatto a tre livelli. I giocatori stanno sviluppando gli strumenti e l'abilità di usarli mentre sono sotto pressione. Questi strumenti sono le abilità tecniche e psicologiche, ruoli e obiettivi. Ciò che molti allenatori considerano come allenare. L'abilità di usare questi strumenti da la misura giusta di autocontrollo e concentrazione. Autocontrollo, mantenere la calma, è vitale nella lettura del gioco e nella risoluzione di problemi. La concentrazione è l'abilità di seguire un problema specifico per il tempo necessario. Infine, tutto questo deve essere fatto in situazioni realistiche, sotto una dose corretta di pressione.
Un passo importante nello sviluppo dell'autocontrollo è di abbassare il livello di ansia. Un giocatore rilassato e sicuro di sé è un giocatore con autocontrollo. Ma quando gioca con la paura diventa più nervoso e si manifesta la sindrome del "combatti o fuggi" (fight or flight syndrome). Questi problemi sviano l'attenzione del giocatore dalla gara e lo portano a trattare con i propri problemi psicologici. Ecco che vengono in aiuto i small-sided-games, ancora una volta, dove si propongono situazioni realistiche nelle proporzioni corrette (non troppo grande, veloce, forte) il giusto numero di volte (serie e ripetizioni). Combinate con un metodo di allenamento, la filosofia di pensiero "questo non è così difficile" cresce e i cali di concentrazione del giocatore possono essere monitorati durante l'allenamento. I benefici dei small-sided-games quindi diventano lampanti nel compito di sviluppare le mentalità "per gioco" e "per vincere".
Il calcio è un gioco caotico. In ogni momento gli avversari interrompono il piano A e i compagni di squadra rovinano il piano B. Questo lascia il giocatore ad inventare un piano C in una frazione di secondo. Autocontrollo e autostima sono due qualità fondamentali per portare l'ordine dove c'è caos. Svilupparle è importante tanto quanto migliorare le tecniche di passaggio e deve essere parte del piano pratico di allenamento. Senza queste qualità, i giocatori non potranno mai aspirare a raggiungere i loro massimi livelli.
Photo Credit: http://www.soccer.ru/gallery/1560
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